Archivi del mese: Maggio 2016

Dibattito fra candidati sindaci

Ho avuto oggi pomeriggio la fortuna di ascoltare in macchina un dibattito fra tutti i candidati alla prestigiosa carica di sindaco di Roma, organizzato dalla testata giornalistica regionale della redazione RAI Lazio.13-CANDIDATI-ROMA-1000x600

2 domande uguali per tutti e 1 minuto e mezzo per rispondere a ciascuna domanda

Intanto una prima riflessione. La candidata del M5S, Virginia Raggi, ha lasciato la sedia vuota, nonostante l’invito. Dai commenti degli altri candidati ho scoperto che anche in occasione di un precedente dibattito non si era presentata. Il che non depone bene per colei che sarà, con ogni probabilità, la futura sindaca della città. Non si è presentata per snobismo? Per marcare una sorta di differenza con gli altri? Perchè non è in grado di affrontare un confronto senza rete con i concorrenti? Perchè qualcuno le ha detto di non presentarsi? Perchè qualcuno non ha fatto in tempo a prepararle il compitino da leggere? Chiaro che le ultime ipotesi sono pretestuose (o no?), ma le mancate partecipazioni fanno pensare alle ipotesi più disparate. Specie se si considera che la stessa Raggi ha fatto una mezza ammissione di essere, o comunque di poter essere, eterodiretta: è stata lei a dire “se Grillo me lo chiedesse, mi dimetterei”

Seconda riflessione. Sarebbe opportuno che i candidati per primi comprendessero che stiamo parlando di una elezione amministrativa e che parlassero di programmi, realizzabili, inerenti solo ed esclusivamente la città di Roma. Non parlo di Giachetti, della Meloni e di Marchini, sono tutti e tre usi ai dibattiti e sanno di cosa si sta parlando, ma tutti gli altri …. ho sentito parlare di contrattare con Bruxelles minacciando in caso di mancata accettazione delle richieste le massime conseguenze (non oso immaginare: Roma dichiara guerra all’Europa? La città di Roma esce dall’Europa?), di bloccare l’immigrazione clandestina, come se questo possa rientrare nei poteri del sindaco di Roma, di modificare le pensioni e amenità di questo genere. Se il livello dei candidati è questo, “mala tempora currunt”

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23 maggio 1992

Me lo ricordo bene quel maledetto 23 maggio del 1992. Stefano era nato da poco più di 1 mese ed aveva già cambiato i nostri orari, le nostre abitudini. Erano le 18,00 e stavo andando in Clinica, allora facevo parte di una equipe che operava a Villa Valeria, a visitare dei pazienti ricoverati. Tanto per cambiare, in macchina ascoltavo la radio. Appena uscito dalla galleria sotto la Collina Fleming, sulla Tangenziale, ci fu l’edizione straordinaria del Giornale Radio RAI che dava notizia dell’attentato. Ricordo che avvertii subito Gloria. La mia permanenza in Clinica fu breve, dovevo tornare a casa il prima possibile per vedere la televisione, per condividere con mia moglie il senso di angoscia che mi attanagliava. Quella sera fu la rappresentazione plastica della sconfitta dello Stato contro Cosa Nostra, ulteriormente rafforzata il 19 luglio, il giorno dell’uccisione di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta. Cosa Nostra sembrava invincibile.

Guardavo stasera lo sceneggiato che ricorda Boris Giuliano, il capo della Squadra Mobile di Palermo in quegli anni bui che hanno certificato l’ascesa dei Corleonesi di Leggio, Riina e Provenzano e sorridevo amaramente; il Procuratore Capo della Repubblica, il dott. Scaglione, che si reca da solo al cimitero senza scorta e viene trucidato assieme al suo autista. Giuliano si muoveva tranquillamente da solo per le vie di Palermo, addirittura seduto in un bar del centro con Mauro Di Mauro, altro “morto eccellente” di quegli anni e qualche tavolino più in là erano seduti Stefano Bontade e Tano Badalamenti, pezzi da 90 del gotha mafioso di allora. Per quanto possa essere stato immaginato da esigenze televisive, non credo che la scena reale sia stata molto dissimile da come rappresentata. Era diversa la mafia, quella che ancora romanticamente si immagina con un suo codice d’onore? E’ possibile che Bontade e Badalamenti si muovessero senza i loro accoliti a far la guardia? Era diversa, negli uomini dello Stato, la percezione del pericolo, come se ci fosse la convinzione di combattere un duello cavalleresco con i mafiosi con la vittoria riservata a chi è più bravo e non a chi è più spietato? Era diversa forse la percezione che Cosa Nostra aveva della lotta alla mafia, interpretata come una smania di un singolo e non come il giusto tentativo di far rispettare la legge dello Stato? Forse tutte queste cose insieme o forse sono domande stupide che mi sto ponendo in una serata senza sonno incombente.

Da stamane ripenso al giorno del funerale di Falcone e alla commozione, alle lacrime versate quando ha preso la parola Rosaria Costa, la vedova di Vito Schifani, uno degli agenti della scorta. Lo hanno fatto risentire al GR1 delle 8 stamattina e, ancora una volta, mi son venuti i lucciconi pensando alla disperazione di questa giovane donna la cui vita era stata brutalmente stravolta.

La disperazione anche dei Siciliani onesti, dei Calabresi onesti, di tutti i meridionali onesti al pensiero dello stupro giornaliero che subisce la nostra terra. Se penso alle potenzialità del nostro Mezzogiorno, ho in mente la mia Calabria, che non vengono sfruttate anche e soprattutto per questo cancro che ci corrode dentro, però, sento montare dentro rabbia, tanta rabbia, ed ammirazione per tutti coloro che sono rimasti giù e combattono giornalmente a viso aperto la mafia. Non mollate, la mafia si sconfigge con la cultura, che non è solo il sapere ma è anche educazione civica, cultura della legalità. Ma è assolutamente necessario che il Sud esca dal suo stato di bisogno cronico, c’è bisogno di lavoro, lavoro, lavoro. Ma lavoro vero, non il posto statale espressione del più schifoso assistenzialismo, perchè per ottenere quel posto spesso bisogna scendere a compromessi, farsi raccomandare, farsi aiutare da qualcuno verso cui diventi debitore. E questo è il brodo di coltura della mafia, padre della “cultura mafiosa”, proprio quella che si dovrebbe sconfiggere.

Ma c’è davvero questa volontà politica? Di “Emergenza Sud” si parla da sempre, con promesse sempre più roboanti man mano che si avvicinano le elezioni, ma, come detto, si parla, si parla, si parla. Basta parlare, servono fatti, fatti, fatti. Adesso. Ora. Subito

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Unioni civili

Il Governo nella discussione alla Camera pone la fiducia sulla legge che disciplina le unioni civili. Apriti cielo! I leghisti, con la rumorosa compagni di Brunetta & co, gli stessi che ai tempi dei vari governi di destra votavano compatti la fiducia posta per l’approvazione di tutte le leggi ad personam, gridano allo scandalo, lamentando l’espropriazione dei diritti del Parlamento e quindi della democrazia. I grillini gridano a prescindere, perchè, per partito preso, sono contro ogni cosa che viene proposta dal Governo. Perfino dentro la maggioranza c’è qualche parlamentare di Area Popolare che si appella a Mattarella.

Mi chiedo come sia possibile pensare e sostenere che due anni di discussione, e parlo solo di quelli relativi a questa legislatura, siano la negazione della democrazia. Vado a memoria, mi sembra sia stato il Governo Prodi a proporre i DICO, ricordo bene?, almeno una quindicina d’anni fa. e credo ci sia stata qualche altra proposta precedente. Ogni discussione deve portare, ad un certo punto, ad una conclusione quale che sia, sapendo che sarà impossibile accontentare tutti. Non è possibile ogni volta azzerare tutto e ricominciare sempre dal principio.

E’ vero che questa non è la miglior legge possibile, ma fra niente ed una legge sufficiente non occorre essere laureati ad Oxford per capire  quale sia l’eventualità migliore. L’Italia è, purtroppo, il Paese del “si, ma …”, “si, però ..”, con infinite discussioni che non approdano a nulla, anzi, per dirla con Cetto Laqualunque, “ad una beata minchia!”

Sono andato sul sito della Camera a leggere alcuni dei circa 1000 emendamenti presentati in Commissione Giustizia: molti sono assolutamente pretestuosi, volti solo a perder tempo o a sperare che la modifica di un avverbio, di una virgola o di una congiunzione determini il ritorno al Senato della stessa legge in un infinito rimpallo gattopardesco (“affinchè nulla cambi”). Sarebbe un meraviglioso spot circa la necessità di modificare in maniera sostanziale il bicameralismo perfetto

Una domanda infine agli amici grillini. Probabilmente per mio limite, non ho ancora capito se il M5S è a favore o contro le unioni civili. Lo chiedo anche ricordando il voltafaccia al Senato, quando, 20 minuti prima di votare, improvvisamente si son tirati indietro nascondendosi dietro lo schermo del “canguro”, e anche perchè ho letto su un sito (credo di una associazione contro le discriminazioni sessuali) che i cinque stelle avevano presentato 24 emendamenti, fra cui, stranamente, anche la proposta di cancellazione di tutta la parte sulle convivenze di fatto. Fa comodo presentare il Disegno di legge Cirinnà (se ancora si chiama così) come la legge che regola le unioni fra omosessuali, ma è una semplificazione maliziosa, volta a condizionare l’opinione pubblica. Personalmente credo che la parte fondamentale sia proprio quella che regola una volta per tutte i diritti delle coppie di fatto. Se passasse l’emendamento cinque stelle, cosa nella sostanza resterebbe della legge? Cancellare la parte sulle convivenze di fatto equivarrebbe di fatto a svuotare la legge. Poi però, pensa che soddisfazione sarebbe strillare nelle piazze e in TV che Renzi non è stato capace di mantenere la promessa relativa alle unioni civili!

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