Archivi del mese: Gennaio 2019

Liberi di scegliere

Finito da poco di vedere su Rai1 lo sceneggiato “Liberi di scegliere” che racconta la storia vera di un magistrato della Procura dei Minorenni di Reggio Calabria che tenta di salvare i figli dei mafiosi dal loro destino “segnato”.
Fiction molto bella, con attori decisamente bravi. Splendidi gli scorci paesaggistici dell’Aspromonte. Bravissimi gli autori nel rendere l’idea del significato di “famiglia” per i calabresi. La nostra isola, la nostra forza. 
Concetto, quello di “famiglia”, purtroppo assolutamente deviato nelle ‘ndrine di mafia. Gli autori hanno reso benissimo l’idea della coercizione familiare nei confronti dei figli, assolutamente impossibilitati a decidere il loro destino. Domenico, costretto dalla latitanza del padre e dall’arresto del fratello, a vivere una vita da (“mafioso”) adulto. Teresa, la sorella, costretta a subire un matrimonio stabilito per suggellare alleanze fra famiglie di mafia
Si comprende bene come togliere i minori dalle famiglie e dar loro la possibilità di una vita diversa abbia un effetto del tutto dirompente, una vera bomba atomica sganciata sulla ‘ndrangheta.La forza della mafia calabrese è nella sua struttura familiare che comporta la difficoltà di trovare pentiti (dovrebbero tradire padre, madre, fratelli, zii, nonni, nipoti, sorelle). Superare il concetto di un “destino annunciato”, liberando i minori da queste ataviche tradizioni “ereditarie”, è più destruente di decine di retate, di centinaia di arresti: non crei martiri, ma mini, anzi bombardi certezze. 
Auguriamoci che sia la strada giusta e che finalmente la Calabria sia libera da questo cancro che distrugge il nostro futuro

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Nostalgia canaglia

Una bellissima riflessione, letta sul sito “La Filosofia Reggina”, scritto da
 Ketty D’Amico , che non conosco personalmente, ma che è riuscita a mettere nero su bianco i sentimenti che la gran parte dei reggini emigrati, mi ci metto in testa, prova nei confronti di questa meravigliosa disgraziata città. Se tutti i reggini comprendessimo i regali che la natura ci ha elargito!!!!

uno scorcio della via Marina

“Beato te che stai a Roma… Beato te che stai a Milano… Beato te che stai a Torino… Beato che stai fuori Reggio…” e tu rifletti “Beato te che non sai che cosa significhi sentirsi straniero in terra straniera”. Esagero? Avvicinatevi, vi racconto una storia: Reggio Calabria non è solo un punto geografico nel mezzo, o quasi, del Mediterraneo, è anche un modo di vivere, un modo di fare, è radicato all’interno del dna, siamo Organismi Geneticamente Modificati in chiave Reggina. Si riflette nel tuo modo di essere, di pensare, di parlare; nel tuo entrare in un bar ed esclamare spontaneamente, alla vista di un amico, “u cafè è pavatu”; nel tuo alzarti la domenica mattina con il profumo del sugo nelle narici, ben certo che tua moglie si è alzata ore prima di te per farti trovare la pasta fatta in casa; nel tuo invitare a cena ospiti e chiederti con una punta di perplessità “ho preparato la parmigiana, le polpette di melanzane, le crocchette di patate, le cotolette, i maccheroni con il sugo del maiale e le costolette…siamo quattro: è sufficiente o preparo qualcos’altro?”. Reggio è una malattia dalla quale non si vorrebbe mai guarire. Reggio è come la mamma, rompiscatole, imperfetta, ti fa urlare, a volte è terribilmente irritante, ma puoi smettere di amarla anche solo un momento? Per tutti i suoi figli lontani la risposta è “no”! Reggio è una meravigliosa donna distesa tra il mare e la montagna, ti sorride anche con la pioggia, ti saluta con le mille luci dello Stretto e ti abbraccia ogni volta che ritorni, non importa chi tu sia diventato e cosa tu abbia fatto, lei ti amerà sempre. Così quando vai via le prometti di ritornare, pur sapendo, in cuor tuo, che ciò non avverrà. E così rientri nel grigiume delle città che ti hanno, tuo malgrado, adottato ma, come Rossella ‘O Hara sulla cima della collina, virtualmente alzi in cielo il pugno e gridi la tua promessa: «Non mi avrete mai!!! O voi barbari potrete avere i miei soldi ma non le mie ossa! E quando morirò seppellitemi di fronte al mare, e che la mia anima possa bearsi della vista dello Stretto per l’eternità» La Filosofia
Reggina ❤ Ketty D’Amico

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Anniversario morte B.P.

8 gennaio 1941 (Nyeri Kenya) – 8 gennaio 2019

Cari Scouts,
se avete visto la commedia Peter Pan vi ricorderete che il capo dei pirati ripeteva ad ogni occasione il suo ultimo discorso, per paura di non avere il tempo di farlo quando fosse giunto per lui il momento di morire davvero. Succede press’a poco lo stesso anche a me e, per quanto non sia ancora in punto di morte, quel momento verrà, un giorno o l’altro; così desidero mandarvi un ultimo saluto, prima che ci separiamo per sempre.
Ricordate che sono le ultime parole che udrete da me: meditatele.
Io ho trascorso una vita molto felice e desidero che ciascuno di voi abbia una vita altrettanto felice.
Credo che il Signore ci abbia messo in questo mondo meraviglioso per essere felici e godere la vita. La felicità non dipende dalle ricchezze né dal successo nella carriera, né dal cedere alle nostre voglie.
Un passo verso la felicità lo farete conquistandovi salute e robustezza finché siete ragazzi, per poter essere utili e godere la vita pienamente una volta fatti uomini.
Lo studio della natura vi mostrerà di quante cose belle e meravigliose Dio ha riempito il mondo per la vostra felicità. Contentatevi di quello che avete e cercate di trarne tutto il profitto che potete. Guardate al lato bello delle cose e non al lato brutto.
Ma il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri. Cercate di lasciare questo mondo un pò migliore di quanto non l’avete trovato e, quando suonerà la vostra ora di morire, potrete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di avere fatto del nostro meglio. “Siate prearati” così, a vivere felici e a morire felici. Mantenete la vostra Promessa di Scouts, anche quando non sarete più ragazzi, e Dio vi aiuti in questo.
Il vostro amico
Baden Powell of Gilwell

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