Archivi del mese: Ottobre 2022

TERRA SANTA 2022 – 6° PARTE

Terra Santa 2022
1-10-2022: nonostante lo shabbat, il sabato in Israele è festivo come la nostra domenica, nuova sveglia all’alba e si riparte verso il Monte degli Ulivi. Ieri ci siamo fermati alla sommità, Ascensione e Pater Noster, oggi iniziamo la nostra ideale discesa verso Gerusalemme per prepararci alla Pasqua di Gesù. La strada, molto ripida, inizialmente propone una deviazione verso “le Tombe dei Profeti”, cimitero ebraico che abbiamo superato senza fermarci (chissà di quali Profeti si tratta …). Il cimitero, oltre questo specifico spazio riservato ai Profeti, si estende fino all’altro versante della valle di Cedron in una sorta di prosecuzione ideale con le tombe che ho descritto nel corso della passeggiata notturna lungo le Mura di Gerusalemme.
Per tornare a noi, la nostra prima sosta programmata, e non poteva essere altrimenti, è al Dominus Flevit, che si ritiene essere il luogo, descritto nel Vangelo di Luca e di Matteo, in cui Gesù, osservandola, piange su Gerusalemme. La vista sul versante orientale del Muro è splendida e si riesce a vedere in parte anche la Spianata delle Moschee con la cupola dorata, o cupola della Roccia, della moschea di Omar e quella scura della moschea di Al Aqsa. Anche la sommità scura del Santo Sepolcro è ben visibile. Purtroppo, e questo è un inciso, lo skyline è assolutamente rovinato dai grattacieli che stanno costruendo nella zona nuova della città.
Amedeo, nel corso delle sue riflessioni sul brano evangelico, ci fa notare che Gerusalemme è ciascuno di noi, io che scrivo, tu che stai leggendo, il portiere notturno dell’albergo dove sto in questo momento, e così via. Gesù piange per noi, perché non lo accettiamo, perché lo neghiamo, semplicemente per la nostra indifferenza. E piange essenzialmente perché ci ama: non si piange per un estraneo
Riprendiamo la nostra discesa e, in prossimità della Basilica delle Nazioni, più precisamente sulla cancellata che la delimita dietro, mi vanno gli occhi su un cartello scritto in francese, che riporta un verso del Vangelo di Matteo, circa i momenti che precedono il tradimento di Giuda e l’arresto di Gesù, e relativo commento che riporto integralmente perché mi ha colpito in maniera particolare. “Il “Si Padre” che Gesù pronuncia in una totale adesione alla Sua volontà, gli permette di attraversare la profondissima notte della tentazione e della sofferenza e Lo conduce alla vittoria. Così dunque le notti che noi attraversiamo condurranno anch’esse alla vittoria, nella misura in cui noi diremo “Si”, abbandonandoci alla volontà di Dio”
Gesù sapeva bene a cosa andava incontro, eppure, pur avendo attraversato un momento di sconforto, “se puoi allontana da Me questo calice”, abbandonato dagli amici, gli Apostoli che non riescono a stare svegli, accetta il suo destino affidandosi al Padre: “sia fatta la Tua, non la Mia, volontà”. Osservando gli ulivi dell’orto di Getsemani, mi chiedo quante volte mi sono comportato come Pietro, Giacomo e Giovanni, addormentandomi e lasciando solo il Signore che mi chiedeva di stargli vicino e pregare con e per Lui; quante volte sono stato Giuda, ho tradito quel patto di amore che Lui ha stipulato con ognuno di noi. Eppure Gesù non porta rancore nei confronti dei Discepoli, tutt’altro. Una volta risorto li va a cercare e li saluta con il “Pace a voi”, indicativo che Lui ha perdonato, come dimostrerà anche dopo. Addirittura saluta Giuda, dopo il bacio, con il termine “amico”. Eppure lo stava tradendo, gli spalancava le porte della Passione. E Gesù sapeva bene a cosa andava incontro, ma lo chiama amico. Per i nostri parametri comportamentali è assolutamente sconvolgente, impensabile, ma penso che, solo immergendoci nello spirito che aleggia su questo luogo, possiamo comprendere l’enormità di questo messaggio d’amore. E questo devo assolutamente portarlo a casa e compiere il passo che Giuda non ha fatto. Lui non ha retto ed ha preferito uccidersi, io voglio vivere, voglio tendere la mia mano ed afferrare quella che Gesù continuamente mi tende per portarmi vicino a Sé.
Questo è stato il pensiero che mi ha accompagnato per il resto della giornata, alla grotta dell’arresto sempre lì a Getsemani (a proposito, non l’ho detto, ma il significato di Getsemani è “frantoio”; gli scavi condotti nella grotta hanno permesso di trovare una macina per la pressa delle olive)
Rapida visita alla tomba vuota di Maria, essendo stata la Vergine assunta in cielo in corpo e anima.
Nel pomeriggio, dopo la visita alla piscina delle Pecore, o di Betzaeda, luogo del miracolo della guarigione del paralitico (“alzati, prendi la tua lettiga e va”), Santa Messa celebrata alla Cappella della Flagellazione dal caro Padre Alessandro, guida in due dei miei precedenti pellegrinaggi, che tanto mi ha insegnato
La giornata si è conclusa con la Via Crucis, a partire proprio dalla Flagellazione lungo la Via Dolorosa, il tragitto che si presume abbia percorso Gesù, che si snoda fra i negozietti e le bancarelle del suq arabo, fino al Golgota e poi al Sepolcro, dopo la morte in Croce. Anche Lui, verosimilmente, è passato in mezzo alla folla trascinando sulle spalle la Croce e nessuno, se non costretto, lo ha aiutato. Utilizzando lo stesso ragionamento fatto riguardo Getsemani, Gesù continua a portare la sua Croce, i nostri peccati, in mezzo alla folla. Io voglio aiutarlo a diminuire un po’ il peso?
E’la domanda che mi sono posto davanti al Sepolcro e che porterò con me domani sull’aereo verso a Roma, insieme alle altre che sono emerse nei giorni scorsi

Related Images: