Archivi del mese: Novembre 2022

Reggina – Genoa

REGGINA – GENOA 2-1

Una SQUADRA, uno STADIO, una CITTA’❗
E’ la vittoria di un POPOLO: il popolo AMARANTO ❤️

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40 anni di laurea

Ebbene si: sono passati 40 anni esatti da quando, il 2 novembre del 1982, erano grossomodo le 17,45, venivo proclamato dottore in Medicina e Chirurgia. Diventare “dottore”, cioè colui che ha il compito primario di salvaguardare la vita e curare i suoi pazienti, il giorno della commemorazione dei defunti non mi sembrava tanto adeguato, ma l’euforia di quel giorno la ricordo ancora. Soprattutto ricordo il sorriso di mio padre, la sua soddisfazione e, per me, una ulteriore gratificazione, avendogli fatto un bellissimo regalo: io, figlio di ferroviere, ero diventato un medico e nei 6 anni canonici del corso di laurea.
Ne sono successe tante di cose. Sicuramente non sono la stessa persona di allora, non ho più l’entusiasmo di 40 anni fa. Ma non sono cambiato solo io, mi sembra sia cambiato il concetto stesso di medicina. Ho sempre pensato che il centro del nostro lavoro, che nonostante tutto continuo a considerare “il lavoro più bello del mondo”, sia il paziente, che va seguito in tutto e per tutto. Se un malato si rivolge ad un medico, che sia io o qualunque altro collega, noi diventiamo responsabili di tutto il suo percorso di cura e dobbiamo farcene carico, anche avendo l’umiltà di riconoscere i nostri limiti e coinvolgendo, se del caso, un altro collega che nel campo sia eventualmente più bravo di noi. E questo non significa “scaricare” il paziente, ma accompagnarlo, rimanendogli accanto, in questo nuovo percorso
Purtroppo, nel tempo, il mio idealismo si è scontrato con la sempre più evidente privatizzazione della Medicina. Per carità, non facciamo i medici per la gloria, ma non è ammissibile che esistano pazienti di serie A, di serie B o di serie inferiori, secondo che siano totalmente paganti, assicurati, e qui la considerazione dipende dalla serietà e soprattutto dagli onorari che l’assicurazione riconosce, o a carico del sistema sanitario nazionale, parzialmente (pagano il ticket) o totalmente (ticket esenti). E’ inevitabile che le strutture ospedaliere, oggi divenute “Aziende Ospedaliere”, debbano produrre profitto: una “azienda” non può lavorare a lungo in perdita. Ma il profitto non deve essere prodotto sulla pelle della gente, anzi, della “povera gente”. E soprattutto, il paziente deve essere sempre rispettato: è una persona, non un numero di letto o una patologia.
Fortunatamente esistono delle isole felici. Quasi un mese fa ho passato il guado, diventando io paziente, essendo stato sottoposto ad un intervento programmato, ironia della sorte di pertinenza ortopedica. Mi sono rivolto ad un amico, prima che collega, in cui ripongo massima fiducia, sia professionalmente che umanamente, il prof. Joe Logroscino, che esercita adesso presso l’Ospedale San Salvatore a L’Aquila. Sono stato ricoverato in un reparto a misura d’uomo, in cui personale sanitario, infermieri e OSS (operatori socio-sanitari, per chi non è del mestiere) trattano tutti i pazienti con una disponibilità assolutamente ammirevole, da indicare come esempio. Da L’Aquila sono stato trasferito per la riabilitazione post-operatoria al CEMI 4 del Gemelli. Un reparto dove mi sono sentito quasi a casa, tanto è la sollecitudine, la sensibilità che medici, infermieri, OSS e fisioterapisti dimostrano nei confronti dei ricoverati. Qualcuno potrebbe pensare che in entrambe le strutture io possa essere stato facilitato dal mio essere medico e quindi trattato con un occhio di riguardo. Assolutamente no, le attenzioni nei miei confronti erano del tutto simili a quelle verso gli altri “compagni di sventura”
Bisogna saper cogliere gli aspetti positivi di tutte le nostre esperienze, belle o brutte che siano. Ed io credo che per un qualsiasi operatore sanitario, medico, infermiere, OSS, fisioterapisti e chi più ne ha più ne metta, la sventura di una malattia, e quindi guardare il mondo da “sdraiato sul lettino”, sia una enorme possibilità di crescita, perchè da la possibilità di comprendere, vivendolo sulla propria pelle, ciò che il paziente si aspetta da noi. Ma sarebbe altrettanto formativo che i politici di tutti gli schieramenti, che in questi anni hanno massacrato la sanità pubblica, così come i vari manager che gestiscono le Aziende Ospedaliere o le Aziende Sanitarie Locali, possano avere anch’essi il “piacere” di questa esperienza, ma vissuta non nella bambagia di una clinica privata o nelle stanze a pagamento dei vari Ospedali, ma in corsia, come la gran parte degli “umani”. Mi sentirei di scommettere che molte cose cambierebbero

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