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Calabria, vi sveliamo la Ciclovia dei Parchi: tra natura e lentezza, il bello di un sogno che si avvera

di Angelo Melone (da “la Repubblica” del giorno 11-1-2024

C’è una Calabria diversa da quella nera o grigia che spesso occupa i mezzi di informazione. E’ diversa perché “pensa positivo” con tante piccole realtà produttive che conservano e sviluppano il territorio invece di distruggerlo; è diversa anche per le caratteristiche di quel territorio bellissimo, lontano dalle celebri località marine e dai tratti di costa affascinanti ma spesso ingolfati da un turismo ossessivo; è diversa anche nei turisti che la attraversano e nel rapporto che gli abitanti hanno con loro. Qualche anno fa un libro-reportage (A Sud del Sud) raccontava tante esperienze di “resistenza” al declino (mafioso e non) di questa regione, concludendo: “C’è una Calabria di diavoli e una di resistenti, peccato che quasi tutti – anche i calabresi – parlino sempre dei diavoli e mai di chi resiste”.

E’ una premessa quasi d’obbligo, perché quella che proviamo a riassumere è una bella e importante iniziativa di turismo, una affascinante proposta di viaggio in bicicletta, ma insieme un vero contenitore di tante esperienze, progetti, attività imprenditoriali della Calabria che prova a lavorare per un futuro diverso e migliore.

Il nome del progetto che li attraversa si sta facendo strada tra gli amanti del turismo lento in tutta Europa: è la Ciclovia dei Parchi della Calabria545 chilometri e oltre diecimila metri di dislivello in 4 parchi naturali e tra due mari, da Laino (ai piedi del Pollino) a Reggio Calabria.

I quattro parchi interessati

Iniziamo dai parchi. In successione il Pollino, la Sila, le Serre e l’Aspromonte. Tutti insieme – spiega Giovanni Vizza, appassionata guida naturalistica – costituiscono la più grande area di parco naturale in Italia, il 40% dell’intero territorio della Calabria è protetto. E, oltre al grande progetto della Ciclovia, sono territori di natura assoluta che si possono attraversare camminando o anche a cavallo”. E’ – appunto – l’altra Calabria, fitta di laghi e grandi boschi, di piccoli borghi e di paesi che custodiscono bellezze architettoniche e culturali che non ti aspetti, della percezione del mare anche ad alta quota, di alberghi, trattorie (magari in un bosco, lontane da tutto) e locande in cui vieni accolto con un sorriso e (questo, sì, te lo aspetti) rifocillato di cibo buonissimo, spesso a km zero, fino a non poterne più.

 

 

 

 

L’itinerario della ciclovia

Li raccontiamo seguendo il percorso della ciclovia. Iniziando dal Pollino. Il più aspro e ricco di montagne.

La vetta del monte Pollino ci accompagna da Laino Borgo verso sud, verso Mormanno e il paese-presepe di Morano dove si giunge percorrendo il tracciato della vecchia ferrovia Calabro-Lucana. Si prosegue perdendo quota e costeggiando la riserva naturale del lago di Tarsia e, attraverso il borgo di Bisignano si risale verso Acri, la porta della Sila. I panorami montani sono mozzafiato, nel lago di Tarsia da anni nidificano le cicogne bianche, il territorio custodisce tesori come la Grotta del Romito che testimonia ventimila anni di storia dell’uomo o come il “pino loricato”, il piccolo albero di cui già parlavano gli antichi romani.

La Sila è un altopiano dolcissimo con tante valli, tanta acqua e una enorme varietà di pinete e boschi. In 150 km di ciclovia si costeggiano tre laghi (l’affascinante Cecita, l’Arvo, l’Ampollino) con pochi paesi e alcuni villaggi, come il sorprendente Villaggio Mancuso costruito negli anni Trenta. Una esplosione di natura, dai giganti della Sila (gli alberi monumentali nella riserva di Fallistro) alla sensazione di essere circondati – in località Tiriolo – dall’aria riconosciuta come la più pura d’Europa, e sei nel punto più vicino ai due mari.

Ma non solo. Sull’altopiano del lago Cecita scopri una azienda, giovane, che produce latte, yogurt, gelati solo da allevamenti locali; ti imbatti in alberghi che hanno fatto dei prodotti del territorio il loro biglietto da visita, pronti ad accoglierti quasi tutto l’anno e che promuovono turismo lento e culturale, fino al trekking tra le opere d’arte del Parco Granaro.

Uno scrigno di lentezza

E, ancora, il bel museo e l’antica chiesa con le opere di Mattia Preti a Taverna o il centro di escursionismo del Chiosco Rosso a Lorica. E allora pensi sia proprio questa la Calabria che spinge in avanti.

Invece la bici spinge verso le Serre tra valli, boschi, fiumare. Le fiumare da qui all’Aspromonte saranno una delle emozioni forti. Gole profonde scavate da corsi d’acqua impetuosi che nei secoli sono precipitati verso il mare. La guida Giovanni Vizza: “Esci dal bosco, lo sguardo scende lungo la fiumara fino al mare e ti si apre il cuore. A me questa natura ha cambiato la vita”. Le Serre sono state nella storia una terra di forte spiritualità, anche radicale. I boschi custodiscono la famosa Certosa di San Bruno insieme alle testimonianze della vita (fino alla morte) del mistico Gioacchino da Fiore, quasi contemporaneo di San Francesco, venerato ma sempre a rischio eresia. Custodiscono anche testimonianze di un passato industriale come la “reale fabbrica di armi” dei Borbone che era uno dei centri siderurgici più importanti del Sud Europa, o – a Serra San Bruno – una delle uniche sopravvivenze delle carbonaie.

La salita verso l’Aspromonte

Siamo a un passo dall’Aspromonte, si sale di quota e il percorso si snoda oltre i mille metri tra boschi di faggi e pini larici.

Una delle promotrici della Ciclovia, Palmarosa Fuccella, la descrive come una esperienza che “lascia senza fiato, ore e ore di pedalata da solo tra foreste e pinete avvertendo che il mare è sempre lì a due passi anche se non si vede”. Il percorso passa da Mongiana e Fabrizia e poi, lungo l’altopiano delle Grandi pietre, si arriva a Gambarie. Poco dopo la strada inizia a scendere e di colpo c’è l’Etna, la Sicilia, lo Stretto e – sotto – Reggio.

Un’emozione da 10-12 giorni

E’ solo un’idea delle emozioni di dieci-dodici giorni di viaggio in bicicletta. La Ciclovia dei Parchi della Calabria è un progetto del 2019 che è poi decollato con finanziamenti europei nell’anno successivo. E da subito è apparso come un piccolo miracolo: mettere d’accordo e far lavorare insieme quattro autonomi parchi regionali è forse una eccezione in Italia.

E ci hanno lavorato con impegno. Tutto il tracciato (per lo più su strade asfaltate a bassissima circolazione) è segnato, i cartelli guidano i ciclisti mentre molti altri cartelli avvisano gli automobilisti che quella strada fa parte di una ciclovia. Insieme è stato organizzato un sito in 5 lingue nel quale trovare tutte le informazioni, le mappe gps, le tappe (lo hanno diviso in 12 giorni) con tutto ciò che si può vedere e tutta la rete di luoghi per mangiare e dormire che collegati al progetto. E un emozionante “videoriassunto” realizzato da Francesco Vigliotti.

Un sogno che diventa realtà

La risposta è stata immediata, la ciclovia è già uno dei sogni nel cassetto di chi ama viaggiare in bici. “Anche noi siamo rimasti stupiti – dice Palmarosa Fuccella – ma per fortuna la rete era pronta: le comunità locali sono state coinvolte e hanno reagito, così come le associazioni, gli esercenti, i piccoli imprenditori. La sensazione è stata: funziona, dunque ci possiamo credere, e sono nate anche attività parallele. Insomma, è diventata una attrazione proprio la dimenticata montagna calabrese che così può immaginare un nuovo futuro. Però – conclude – è un percorso da fare con calma, perché duri deve svilupparsi lentamente. Proprio come il passo dei turisti che vengono a scoprirlo. E scoprono anche che dietro queste meraviglie naturali c’è un universo di persone, saperi, storie e passioni che la Ciclovia dei parchi ha l’ambizione di legare insieme”.

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Guida da solo la tua canoa

L’8 gennaio del 1942 moriva Lord Robert Stephenson Smyth Baden Powell, fondatore dello Scautismo ⚜️
“Quando ero giovane c’era in voga una canzone popolare:
«Guida la tua canoa» con il ritornello:
«Non startene inerte, triste o adirato
Da solo tu devi guidar la tua canoa».
Questo era davvero un buon consiglio per la vita.
Nel disegno che ho fatto,
sei tu che stai spingendo con la pagaia la canoa,
non stai remando in una barca.
La differenza è che nel primo caso tu guardi dinnanzi a te,
e vai sempre avanti, mentre nel secondo non puoi guardare
dove vai e ti affidi al timone tenuto da altri e perciò
puoi cozzare contro qualche scoglio, prima di rendertene conto.
Molta gente tenta di remare attraverso la vita in questo modo.
Altri ancora preferiscono imbarcarsi passivamente,
veleggiando trasportati dal vento della fortuna o dalla corrente
del caso: è più facile che remare, ma egualmente pericoloso.
Preferisco uno che guardi innanzi a sé e sappia condurre
la sua canoa, cioè si apra da solo la propria strada.
Guida tu la tua canoa!” (B.P.)

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