Pellegrinaggio in Terra Santa 2018 – Appunti di viaggio (parte 2)

Terzo giorno di pellegrinaggio e la mattinata, almeno per me, è dominata dalla visita presso l’Ospedale di Hadassah, il più attrezzato e certamente quello maggiormente all’avanguardia in tutto il Medio Oriente. 
Hadassah è un’organizzazione delle donne sioniste d’America, fondata nel 1912 da Henrietta Szold, che promuove programmi di educazione ebraica, informazioni generali sul sionismo e attività per giovani.
L’Ospedale è stato costruito con l’ausilio di donazioni provenienti da tutto il mondo su sollecitazioni proprio dell’organizzazione Hadassah. E già questo è sufficiente per capire la forza e la capacità persuasiva delle donne sioniste, o comunque dell’ebraismo in generale
Ingresso poco affollato, almeno per i parametri soliti negli Ospedali romani, uno fra tutti il Gemelli, l’Ospedale che conosco meglio. C’è un angolo con un pianoforte ed un signore che suona. E’ sempre lui seduto, almeno nelle quasi due ore che siamo stati dentro l’Ospedale c’era lui, ogni tanto sgranchiva le braccia, ma continuava a suonare. Non so se fosse un paziente, se fosse un volontario o un musicista pagato dalla struttura per allietare l’attesa. 
Al di là dei meriti medici, l’Ospedale di Hadassah è noto anche per la sua Sinagoga interna. La Sinagoga, ha la forma di cubo con una lanterna per tetto; le 4 pareti esterne sono decorate con delle meravigliose vetrate, 3 per lato per un totale di 12, realizzate da Marc Chagall nel 1960. 
Le 12 vetrate raffigurano le 12 tribù di Israele e l’artista ha preso spunto dalla Bibbia, più precisamente dal libro della Genesi e dal Deuteronomio. La grandezza della vetrata di ogni singola tribù è di m.3,38 x m.2,51. 
Della descrizione di ciascuna di esse parlerò a parte, per chi fosse interessato
Dopo la Sinagoga dell’Ospedale, ci siamo recati a Ein-Kerem. C’eravamo già stati lo scorso anno. E’ la città dove sarebbe nato San Giovanni Battista, cui è dedicata una Chiesa dove sarebbe stata localizzata la dimora di Santa Elisabetta, la madre, e di Zaccaria, sacerdote nel Tempio di Gerusalemme, suo padre. Ein-Kerem è la città dove la Vergine Maria si recò a trovare la cugina Elisabetta appena venuta a conoscenza, dall’angelo, della sua gravidanza, per aiutare la stessa Elisabetta, avanti negli anni. E il bambino nel grembo, secondo il Vangelo, ha sussultato nel momento dell’incontro delle due donne
Nel pomeriggio visita al Museo del Libro di Gerusalemme. All’ingresso è situata una ricostruzione della pianta di Gerusalemme del secondo Tempio, prima quindi della sua distruzione nel 70 d.C. ad opera dei Romani guidati da Tito, successore di Vespasiano alla guida dell’Impero. 
Oltre il grande plastico di Gerusalemme, in un’apposita struttura sono custoditi i “rotoli del Mar Morto”, i famosi manoscritti ritrovati a Qumran casualmente da due beduini. Fra i tanti, merita una menzione particolare il Libro di Isaia, della Bibbia, ritrovato nella sua versione praticamente completa. I manoscritti, la cui datazione è in genere compresa tra il 150 a.C. e il 70 d.C., costituiscono le più antiche copie di libri biblici. Per gli Israeliani rappresentano, al di là della importanza della scoperta storica, un enorme valore religioso, tanto che la struttura dove sono conservati è a prova di atomica. Molto belli anche i reperti conservati nelle altre sale del Museo e che ripercorrono le varie e diverse epoche della storia di Israele. Se posso permettermi un appunto alla nostra bravissima guida, padre Alessandro, io avrei dedicato forse meno tempo alla visita dei manoscritti di Qumran e più tempo alla vista delle altre sale del Museo
Serata alla scoperta della Gerusalemme moderna, con le vie della “movida”. Niente di particolare, nulla che mi abbia particolarmente colpito nella città nuova
Quarto giorno di pellegrinaggio vissuto tutto dentro Gerusalemme. Il programma della mattinata è stato in parte un deja-vu con la visita alla Basilica di Sant’Anna, la madre della Vergine Maria, e alla Piscina Probatica, anche nota come la Piscina di Betzaeta, ove Gesù guarì il paralitico (“vuoi guarire? Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina”). Lo ricordavo bene, mi aveva colpito già lo scorso anno: l’acustica all’interno della Chiesa è straordinaria; canti in coro e gli ascoltatori hanno la sensazione di ascoltare dei professionisti, tale è la nitidezza della riproduzione acustica.
In vicinanza della Piscina, è situato lo Studio Biblico Francescano. L’edificio attuale è in corrispondenza di quello che, all’epoca di Gesù, era la Fortezza Antonia, la sede della guarnigione romana di Gerusalemme e da dove ha inizio la Via Dolorosa. All’interno dell’edificio sono situate la Cappella della Condanna e la Cappella della Flagellazione, ove abbiamo celebrato Messa. Molto coinvolgente l’omelia di frate Alessio, altro accompagnatore nel pellegrinaggio, a proposito dell’amore estremo di Cristo per noi e su quella domanda riportata dal Vangelo di Giovanni, “vuoi guarire?”, rivolta da Gesù al paralitico, espressione di ciascuno di noi. Io voglio guarire? Gesù me lo ha chiesto e continua a chiedermelo, a me tocca rispondere. All’interno dello Studio Biblico Francescano sono state da poco aperte due sezioni del Terra Sancta Museum, con un’anteprima multimediale di una decina di minuti ed una passeggiata fra i reperti ritrovati dai frati nel corso degli anni. La particolarità di questo museo è quello di essere esso stesso un reperto, visto che i locali erano quelli della fortezza romana di Gerusalemme. 
La Via Crucis lungo la Via Dolorosa fino al Santo Sepolcro si è rivelata, anche quest’anno, esperienza personale molto coinvolgente dal punto di vista emotivo, nonostante il percorso sia quasi nella sua totalità in mezzo alla quotidianità della Gerusalemme attuale e inserito in quello che oggi è il “suk” arabo. Quest’anno le ultime stazioni sono state tutte dentro il Sepolcro. Avevo la mano dentro il punto di infissione della Croce quando padre Alessandro, nella 12° stazione, ha ricordato il passo del Vangelo della morte di Gesù sulla stessa Croce. Mi ha molto colpito questa coincidenza. Così come mi ha commosso ricordare, confesso lo avevo rimosso, che nella Via Crucis a Gerusalemme le stazioni sono 15, perchè, essendo al Sepolcro, puoi ricordare anche la scoperta del Sepolcro vuoto, la Resurrezione di Nostro Signore
Pomeriggio al Davidson Center Museum di Gerusalemme. Lo si può considerare il parco archeologico di Gerusalemme, accanto al Muro Occidentale. Gli scavi portati avanti hanno permesso di ammirare ritrovamenti archeologici, ordinati nelle epoche del Primo e Secondo Tempio: le antiche mura, le scale del Tempio, strade antiche, piscine per i bagni rituali e negozi.
E’ impressionante ritrovarsi alla base delle mura erodiane del Tempio e guardare in alto: solo così si può comprendere l’imponenza della struttura. Colpiscono le dimensioni enormi dei blocchi di pietra sovrapposti che costituiscono l’insieme delle mura e non si può che rimanere ammirati dalle capacità costruttive dei nostri avi. Questi resti hanno almeno 2000 anni. Si comprende bene anche il significato della pietra “testata d’angolo” di cui parla Gesù nel Vangelo: sono blocchi unici, a forma di L, con il lato più lungo di 8-10 metri, il più piccolo di 3-4 metri e dello spessore di 1 metro, alte almeno 1 metro e perfettamente squadrate, a mano, con scalpelli di 2000 anni fa!!!!
Rimangono a terra tanti dei blocchi che facevano parte delle mura distrutte dai Romani. Girando verso il lato Sud del Tempio, al di sotto della Moschea di Al-Aqsa, di cui è possibile dal basso ammirare solo una parte della cupola, si trova una scala antica che portava verso l’ingresso del Tempio e che Gesù ha certamente percorso. La scala è ben conservata. Purtroppo la successiva costruzione della Moschea ha distrutto il sistema di scale interne che portava verso il colonnato costruito da Erode, situato dove adesso c’è Al-Aqsa. E’ possibile salire verso ciò che resta delle antiche mura della città ed ammirare il paesaggio verso il Monte degli Ulivi ad oriente e, a sud, verso le rovine che stanno emergendo e che, secondo alcuni archeologi, sono quelle della Gerusalemme del Re Davide, città all’epoca certamente più piccola e situata a meridione rispetto le mura costruite da Saladino e che delimitano la Città Vecchia

 
 
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