A proposito di cashback

 

Mi è capitato, scorrendo velocemente i post di ieri su Facebook, di leggere tante riflessioni di negozianti che si sono affrettati, bontà loro, a informare il popolo dei clienti che il cashback di cui tanto si sta parlando è in realtà una grossa fregatura. Non sarebbe vero che la restituzione del 10% di quanto speso, massimo 150 euro di reso per almeno 10 acquisti fino alla fine dell’anno per una spesa totale massima di 1500 euro, sia una convenienza per l’acquirente, ma in realtà una grossa fregatura. E giù spiegazioni su spiegazioni che mi ricordano tanto i discorsi del conte Mascetti in Amici miei (la supercazzola con scappellamento a dx). Non parliamo poi delle voci che si sono alzate e che, ne sono certo, si alzeranno ancora più forti contro la lotteria degli scontrini, che addirittura sarebbe immorale
Su una cosa sono d’accordo: coloro che si sono scagliati contro l’app Immuni perchè lesiva della privacy e che hanno scaricato invece l’app IO necessaria per il rimborso del cashback sono degli emeriti “coglioni” (l’epiteto non è mio originale, ma l’ho letto, come ti sbagli, sulla pagina di un fan di Salvini). E in effetti la definizione, non molto signorile, coglie nel vero. Vi scagliate contro Immuni per difendere “la libertà”, “la privacy”, il diritto di scelta e altre amenità simili, e poi consegnate dati che più sensibili non si può: numero di carta di credito, IBAN del conto corrente, preferenze negli acquisti, negozi preferiti e via dicendo.
Qualcuno ha scritto che la privacy degli italiani vale 150 euro. Considerando che Immuni, se fosse stata scaricata da almeno il 70% della popolazione, avrebbe consentito probabilmente un miglior tracciamento dei casi di Covid, permettendo così di salvare un po’ di persone (con oggi oltre 62000 morti) e che invece IO permette di avere 150 euro di rimborso sulle spese fatte con bancomat e carte di credito, si può dire che molti hanno valutato la loro vita 150 euro. Che tristezza!
Tornando ai negozianti, mi viene in mente una ipotesi, che personalmente ritengo essere non realistica ma reale, sul loro essere contro i pagamenti tracciabili, e prendo spunto dalla mia attività di medico. Forse non tutti sono informati sul fatto che le spese sanitarie, per essere detraibili fiscalmente, da quest’anno devono essere tracciabili (pagamenti con bancomat, carte di credito, assegni, bonifici). Per tale motivo, come molti colleghi che fanno attività privata, ho comprato un lettore che consente al paziente di pagare elettronicamente. Come si comprende facilmente, a tale pagamento, tracciato, segue fattura, che deve essere perfettamente corrispondente. Alla fattura, a tempo debito, come ovvio che sia, seguirà pagamento delle tasse. Non è che, niente niente, la campagna contro il cashback è in realtà una campagna per favorire l’evasione fiscale? Diceva un noto politico, passato da un po’ a miglior vita, che a pensare male si fa peccato ma spesso si ha ragione ….
E’ meraviglioso osservare che, a fianco dei negozianti (non tutti ad onor del vero, non voglio generalizzare) si sono schierati lavoratori del pubblico impiego, che pagano le tasse fino all’ultimo centesimo, disoccupati, giovani precari. Persone che avrebbero tutto da guadagnare se tutti pagassimo le tasse, basta solo fermarsi un attimo e far funzionare il cervello. E’ bello strepitare che servono soldi per la sanità, per i servizi, per le pensioni, per aumentare gli stipendi … sarebbe altrettanto bello se si riflettesse che i soldi che lo Stato stanzia per sanità, servizi, pensioni, stipendi provengono proprio dalle tasse che tutti, e ripeto TUTTI, dovremmo pagare. Se così fosse, verosimilmente tutti pagheremmo di meno ed avremmo sanità e servizi migliori, stipendi e pensioni più alti.
Volevo ricordare che le stime ufficiali tarano intorno ai 120 miliardi di euro l’evasione annua in Italia e che gli sforamenti del bilancio autorizzati dal Parlamento per quest’anno, a causa dalla pandemia in atto, si aggirano su poco più di 80 miliardi, se non ho sbagliato i conti. Credo sia importante ragionare su queste cifre, non sull’app IO e sulla sua utilità
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