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Ciao Franca

E un altro pezzetto di gioventù se n’è andato ieri, anche Franca è tornata alla Casa del Padre. Ti voglio ricordare così, sorridente, serena. Quanto aiuto ci avete dato all’epoca voi genitori che avete avuto la forza di mettervi in gioco e abbracciare in prima persona lo scautismo! Grazie, grazie a te e a Tanino, che abbraccio idealmente da Roma, grazie a Milena che ti ha preceduto. Saluta don Mimmo, Velia e tutti gli altri che stanno lassù. Preparate il fuoco per quando arriveremo anche noi.
Ciao Franca

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Papa Francesco

Stamani decidiamo, all’ultimo momento, di andare a San Pietro a sentire l’Angelus del Papa. In tanti anni che sto a Roma è la seconda volta che lo faccio e, dopo oggi, penso che dovrei farlo più spesso. Ho avuto il piacere di ascoltare Papa Francesco sia stamane a San Pietro, sia stasera in televisione, intervistato da Fazio a C.T.C.F. Credo che oggi sia stata una delle giornate più formative della mia vita. La capacità che ha il Papa di esprimere con parole semplice dei concetti spesso rivoluzionari, che fanno veramente breccia nel cuore di chi si pone all’ascolto della Parola senza preconcetti, è assolutamente unica. Ero partito con l’idea di commentare, anzi di cercare di trasmettere le emozioni che ho provato sia a mezzogiorno che stasera, ma poi ho deciso di riportare alcune delle frasi pronunciate da Francesco, forse quelle che mi hanno più colpito. Spero vivamente che ciò serva da stimolo, a chi non li avesse ascoltati, per cercare i video sia dell’Angelus che dell’intervista rilasciata a Fabio Fazio

Angelus

“Ogni giorno la barca della nostra vita lascia le rive di casa per inoltrarsi nel mare delle attività quotidiane; ogni giorno cerchiamo di “pescare al largo”, di coltivare sogni, di portare avanti progetti, di vivere l’amore nelle nostre relazioni. Ma spesso, come Pietro, viviamo la “notte delle reti vuote” – la notte delle reti vuote –, la delusione di impegnarci tanto e di non vedere i risultati sperati”

“Proprio quella barca vuota, simbolo delle nostre incapacità, diventa la “cattedra” di Gesù, il pulpito da cui proclama la Parola. E questo ama fare il Signore – il Signore è il Signore delle sorprese, dei miracoli nelle sorprese –: salire sulla barca della nostra vita quando non abbiamo nulla da offrirgli; entrare nei nostri vuoti e riempirli con la sua presenza; servirsi della nostra povertà per annunciare la sua ricchezza, delle nostre miserie per proclamare la sua misericordia. Ricordiamoci questo: Dio non vuole una nave da crociera, gli basta una povera barca “sgangherata”, purché lo accogliamo.”

“Ma noi lo facciamo salire sulla barca della nostra vita? Gli mettiamo a disposizione il poco che abbiamo? A volte ci sentiamo indegni di Lui perché siamo peccatori. Ma questa è una scusa che al Signore non piace, perché lo allontana da noi! Lui è il Dio della vicinanza, della compassione, della tenerezza, e non cerca perfezionismo: cerca accoglienza. Anche a te dice: “Fammi salire sulla barca della tua vita” – “Ma, Signore, guarda…” – “Così, fammi salire, così com’è”. Pensiamoci”.

“Se ospitiamo il Signore sulla nostra barca, possiamo prendere il largo. Con Gesù si naviga nel mare della vita senza paura, senza cedere alla delusione quando non si pesca nulla e senza arrendersi al “non c’è più niente da fare”. Sempre, nella vita personale come in quella della Chiesa e della società, c’è qualcosa di bello e di coraggioso che si può fare, sempre. Sempre possiamo ricominciare, sempre il Signore ci invita a rimetterci in gioco perché Lui apre nuove possibilità. E allora accogliamo l’invito: scacciamo il pessimismo e la sfiducia e prendiamo il largo con Gesù! Anche la nostra piccola barca vuota assisterà a una pesca miracolosa.”

C.T.C.F.

“Non basta vedere, è necessario sentire, è fondamentale toccare. Ci manca il toccare le miserie, penso ai medici, agli infermieri che hanno toccato il dolore e hanno scelto di rimanere lì con gli ammalati. Il tatto è il senso più pieno, quello che ci mette la realtà nel cuore. Se non tocchiamo con le mani il dolore della gente, non potremo mai risolvere nessun problema.”

“”Uno dei motivi per i quali io non sono andato ad abitare nell’appartamento pontificio, perché i papi che c’erano prima erano Santi e io non me la cavo, non sono tanto Santo. Ho bisogno dei rapporti umani. Le amicizie a me danno forza”

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COVID e Policlinico Gemelli

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