Diario di viaggio – parte 2. Terzo giorno e di buon mattino si parte per Madaba. Tempo da lupi con pioggia praticamente per tutta la notte che ha preceduto la partenza e che ci ha accompagnato per un discreto tratto. Rapida sosta alla “fontana di Mosè” nel luogo ove la tradizione tramanda si sarebbe verificato l’episodio narrato nella Bibbia: Mosè percosse la roccia due volte con il bastone e da questa sarebbe scaturita l’acqua per gli Ebrei assetati
La presenza di nubi basse ci ha impedito di ammirare le variazioni progressive di panorama, dalla roccia calcarea al deserto, fino alla comparsa di vegetazione via via più rigogliosa e infine di zone con coltivazioni sempre più intensive. Per farla breve, è sembrato di attraversare, in due ore di viaggio, più ere geologiche.
Durante il viaggio, sosta a Umm Al-Rasas. Questa località, chiamata anche Castrum Mefa’a in latino o Kastron Mefa’a in greco-bizantino, è un sito archeologico inserito nel 2004 nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Qui sono presenti antiche rovine di epoca romana, bizantina e dei primi secoli dell’espansione araba, risalenti al periodo compreso fra il III° e il IX° secolo. Fra ciò che è stato portato alla luce spicca il complesso della Chiesa di Santo Stefano per lo splendido pavimento in mosaico in cui sono rappresentate le città che anticamente si trovavano in questa regione
Altra sosta alla fortezza del Macheronte. Era un palazzo fortificato che costituiva uno degli elementi di difesa contro i Nabatei, fatto erigere da Erode I° il Grande. Di tale sistema di palazzi fortificati faceva parte anche la fortezza di Masada, ultimo baluardo a cadere dopo la rivolta del 70 d.C. che portò alla distruzione di Gerusalemme da parte di Tito e alla diaspora degli Ebrei. Macheronte è famoso perchè qui fu ucciso Giovanni Battista, fatto decapitare da Erode Antipa per mantenere una promessa fatta a Salomè, figlia di Erodiade, la donna di cui si era invaghito, moglie del fratello Filippo, con cui conviveva e che odiava il Battista perchè quest’ultimo pubblicamente condannava l’unione illegittima fra Erode Antipa e la stessa Erodiade. Per arrivare in cima abbiamo dovuto percorrere una stretta strada in salita con una pendenza importante. E’ stata veramente una faticata non giustificata dalle poche rovine rimaste, ma ricompensata dallo splendido panorama che si è aperto davanti ai nostri occhi.
Il quarto giorno di viaggio ci ha portati nella depressione del Mar Morto, in un giorno sereno e caldo, per recarci a Betania oltre il Giordano (al-Maghtas), riva giordana del luogo del battesimo di Gesù. Il Giordano aveva una portata sicuramente maggiore rispetto a quanto avevo osservato nei miei precedenti viaggi in Terra Santa. Bisogna dire che l’emozione, la suggestione che si vive da questa parte del fiume non è nemmeno paragonabile a quanto visto sulla riva israeliana. In quest’ultima solo uno operazione quasi esclusivamente commerciale (arrivi con il pullman praticamente sul sito, fai cento metri e sei sui sedili in legno appositamente predisposti). Sulla riva giordana invece c’è tutto un percorso tracciato nella vegetazione, con alcuni resti archeologici di una chiesa bizantina, con vari spazi aperti anche alla possibilità, per gruppi relativamente numerosi come il nostro, di potersi fermare, meditare le letture, pregare. Una volta giunti sul sito vero e proprio c’è un ampio spazio predisposto per la celebrazione eucaristica. Insomma, tutta un’altra storia, tutta un’altra cosa
Da Betania oltre il Giordano trasferimento ad un altro luogo simbolo, idealmente la fine del percorso di Mosè, cioè il Monte Nebo. Qui il Patriarca è morto e da qui Dio gli mostrò la Terra Promessa, quella Terra in cui Mosè non sarebbe mai entrato, come d’altronde Dio stesso gli aveva predetto. In effetti da lassù lo sguardo spazia sulla Valle del Giordano fino al Mar Morto, l’oasi di Gerico e sui contrafforti dei monti di Gerusalemme. Nelle giornate chiare si possono vedere la stessa città di Gerusalemme, secondo le affermazioni di Khaled, la nostra guida giordana. A parte il panorama, ricorderò certamente il bellissimo mosaico presente all’interno del Mausoleo di Mosè, che descrive scene di vita contadina con vari animali e che risulta perfettamente conservato, assolutamente indenne al tempo trascorso
Le giornate giordane si sono concluse con la visita della Chiesa di San Giorgio a Madaba, ove è conservato, molto male a mio parere, quel che resta di un enorme mosaico del VI° secolo dopo Cristo che è la più antica rappresentazione cartografica originale sopravvissuta della Terra Santa. Ne rimane solo una parte, ma appena visibile, con colori ormai stinti. Non ho nemmeno avuto voglia di provare a scattare una foto, tale è stata la delusione provata
E dopo un allucinante attraversamento della frontiera giordano-palestinese (oltre 3 ore e mezza per passare il confine, con attese estenuanti e apparentemente non giustificate) il pomeriggio inoltrato di sabato siamo arrivati a Gerusalemme.
Ma qui comincia un altro capitolo e ne riparliamo un’altra volta
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