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A mia moglie

Ri-sentita stamattina, dopo tanto tempo, questa splendida poesia, non è solo una canzone, intitolata “A mia moglie”, scritta da Charles Aznavour e ripresa da Enrico Ruggeri. La considero una delle più belle dichiarazioni d’amore mai fatte
 
Quando l’aratro dell’età
i nostri visi segnerà
coi lunghi solchi che vi avrà
scavato,
i nostri figli, grandi ormai,
saranno andati via di qui
per aumentare in fondo a noi
il vuoto.
Quando ogni gesto nascerà
più lento nell’intimità
per tutto il tempo che sarà passato,
parlarti allora non sarà
pensare a quello che verrà,
ma ricordare tutto ciò
che è stato.
A passi lenti tu verrai
con me per viali di azzalee,
senza avvenire con le idee
più chiare.
Non sarà facile però,
malgrado quello che dirò,
negare il tempo che non può
tornare.
Quando la nostra vita in due
progetti nuovi non avrà,
avremo un libro da poter
aprire:
memorie scritte insieme a te,
senza concluderle perchè
solo il finale mancherà
ancora.
 
Quando il mio tempo sfiorerà
la soglia dell’eternità
e qualche cosa mi dira
‘Ci siamo’,
quando guardandoti vedrò
che senza il nostro amore, no,
non avrai più quei giorni tuoi
di prima,
quando più calmo sembrerò
e la tua mano cercherò,
perchè il mio polso batterà
più piano,
dopo aver accettato Dio,
prima di andarmene, lo so,
un’altra volta, se potrò,
io ti dirò come un addio
‘Ti amo…..’
 
 

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“Chiagne e fotti”

Ho ascoltato ieri sera l’intervista a Salvini fatta da Telese e Parenzo a “Otto e mezzo”, la trasmissione su La7. Ho sentito il “capitano” (di cosa sia capitano forse un giorno ce lo spiegheranno) lamentarsi per il post di un giornalista della Rai. In effetti, letto il post in questione, è da considerare abbastanza pesante. Il giornalista poteva risparmiarsi l’accenno alla figlia del senatore e, al di là di questo, ha usato in generale termini certamente fuori del politicamente corretto. Giusto che la Rai pensi ad un provvedimento disciplinare

Contemporaneamente ho avvertito una sensazione di estremo disagio. Ma quel Matteo Salvini che si scagliava contro colui che l’aveva vigliaccamente offeso sui social era parente di quel Salvini Matteo che abbiamo conosciuto in questi ultimi due anni?. Aveva qualche attinenza con quel Salvini Matteo che sul palco di un comizio era salito con una bambola gonfiabile con le sembianze di Laura Boldrini, incitando in maniera non tanto velata ad uno stupro verso la suddetta? Sarà stato un sosia, uno così preoccupato delle conseguenze degli insulti su internet non può essere quello del palco.

Sicuramente non è la stessa persona o un parente di quel Salvini Matteo che sui social si “diverte” a segnalare, sulla sua pagina ufficiale, un bersaglio preferibilmente di sesso femminile, che diventa oggetto delle peggiori contumelie o dei peggiori insulti sessisti da parte dei followers del ministro, che si guarda bene dal censurarli.(“scrofa, palla di lardo, vacca, cesso ambulante, spero ti stuprino, anzi no per rispetto allo stupratore, che tanto a te chi te se scopa” sono solo alcuni degli gentilissimi epiteti letti a commento di un post di Michela Murgia, colpevole di aver preso posizione contro le politiche dell’ex ministro dell’interno). Quel Matteo Salvini che oggi chiede sostegno, anima candida, se queste cose fossero state scritte sulla sua pagina Facebook le avrebbe cancellate.

Non può essere lo stesso Salvini Matteo che si è beccato una denuncia per diffamazione da Carola Rackete, la zecca comunista (e questa è la parola più gentile). Anche alla Comandante Carola, colpevole del reato, gravissimo, di “umanità”, i followers di quell’altro Salvini Matteo si sono preoccupati di augurare stupri singoli o di gruppo, ovviamente da parte delle persone di colore, anzi dai “negri” portati in salvo. Inutile dire che nessuna di queste offese è stata cancellata, per cui credo che stiamo parlando di un altro Matteo Salvini, omonimo ma non lo stesso che chiede rispetto per se stesso ed i suoi familiari sui social

Vogliamo parlare della indegna campagna scatenata contro il neo-ministro Teresa Bellanova, colpevole di avere solo la licenza media perchè le disagiate condizioni economiche della sua famiglia l’hanno costretta ad andare a spaccarsi la schiena nei campi, vittima dei caporali che poi lei stessa ha combattuto per tanti anni? Il silenzio di Salvini Matteo colpisce, ma, si sa: lui non ha paura, lui va avanti senza timore che qualcuno lo possa fermare, non si lamenta mai, perchè sa bene che “chi la fa l’aspetti”. Troppo comodo recitare la parte della vittima: il “chiagne e fotti”, caro Matteo, non si addice all’aurea da “duro” che ti sei costruito, a meno di pensare che tu soffra di un disturbo della personalità

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Caro Matteo (di Selvaggia Lucarelli)

Diciamo che solitamente la Lucarelli non mi sta molto simpatica, ma si sa, ci sono eccezioni per tutte le cose

 

Caro Matteo,
mi presento: sono la Beata Vergine Maria, colei che ieri hai ringraziato in un tweet. Di solito non mi scomodo a rispondere ai tanti che mi invocano, ma visto che Papa Francesco mi ha definita l’influencer di Dio e tu sei l’influencer di una buona fetta di italiani che credono nel tuo verbo (nello specifico il verbo ruspare), scendo momentaneamente sulla Terra e ti spiego un paio di cose.

Io ne ho sopportate tante nella vita, compreso Paolo Brosio. Avevo fatto la gnorri anche quando in piazza, a Milano, hai baciato il rosario e hai affidato il paese “all’Immacolato cuore di Maria”. Ho sperato ti rivolgessi alla De Filippi, magari aspirando a un falò di confronto con la Isoardi.

Adesso però non riesco più a tacere. 
Ti sei definito felice che il decreto sicurezza bis sia passato proprio “il 5 agosto che per chi è stato a Medjugorie rappresenta il compleanno della Vergine Maria”. Tanto per cominciare grazie per il pensiero Matteo, ma come certi mariti distratti hai toppato la data. Io sono nata l’8 settembre. Il 5 agosto è nata la Madonna di Medjugorie, nello specifico una collega che non esiste, una che definirei la Mark Caltagirone delle apparizioni mariane, per fare un esempio alla tua portata. Guarda, te la faccio più semplice ancora: l’apparizione della Madonna di Medjugorie non è mai avvenuta, la sparizione dei 49 milioni della Lega sì.

E siccome il mio superiore è pure spiritoso, ti chiami Matteo come San Matteo, il santo protettore della Guardia di finanza, pensa che graziosa boutade che ti ha dedicato. Detto ciò, visto che ti piace credere a un legame simbolico tra date e avvenimenti, te ne rivelo uno io: tu sei nato il 9 marzo e sai chi è nato il 9 marzo come te a parte l’Inter (e tu sei milanista, che soave giubilo): la Barbie! Vedi, il 9 marzo sono nati due dei pupazzi più famosi della storia! Non trovi che questo, sì, sia un preciso segno dell’esistenza di Dio? Un disegno divino?

E ora passiamo a qualche lezione di mariologia. No Matteo, non ti stai confrontando con una giornalista, non mi rispondere con strafottenza che la biografia dell’amico Mario Giordano la conosci benissimo. La mariologia è la branca della teologia che studia me, Maria. Vedi, tu ti sei definito “padre di 60 milioni di italiani”. Ecco, io sono modestamente madre di un solo figlio, ma m’è uscito decisamente meglio dei tuoi. E credimi, tirarlo su non è stato facile. Tanto per cominciare il suo arrivo mi venne annunciato da un giorno all’altro, con Giuseppe che all’inizio non ha capito né come sia stato concepito nè il proprio ruolo in questo vicenda.

Sì, lo so che anche il tuo di Giuseppe, Giuseppe Conte, non ha capito come sia stato concepito ‘sto governo e il suo ruolo in questa vicenda, ma noi avevamo qualche problema in più. Giuseppe doveva partecipare a un censimento tipo quello che vuoi tu per i rom, quindi eravamo in viaggio. Mio figlio è nato e siamo dovuti scappare in Egitto perché Erode lo voleva uccidere. 
Ecco, se ci fossero stati i tuoi decreti sicurezza, l’egiziano alla frontiera ci avrebbe detto: “Tornate indietro in Giudea, è un posto sicuro!” e oggi ai tuoi comizi ringrazieresti, al massimo, la madre di un altro Cristo, Krzysztof Piątek. 
Non avevamo moto d’acqua per fuggire via mare, non avevamo cibo con cui fare selfie e a dirla proprio tutta Giuseppe era pure un bellimbusto che sembrava scappare da tutto tranne che dalla fame e dalla guerra. Gli mancava giusto l’phone ed è un vero peccato perché almeno avremmo potuto twittare “Amici se voi ci siete noi andiamo avanti! Le minacce non ci spaventano. E al ricco e viziato Erode diciamo: bacioni!”.

Poi vabbè, mio figlio è diventato quello che è diventato, ma pensa, nonostante abbia camminato sulle acque anziché avanzare con le ruspe, nonostante abbia trasformato l’ acqua in vino davanti al popolo anziché in mojito davanti a una consolle, nonostante sia stato capace di guarire i ciechi anziché di rendere ciechi i suoi discepoli come te, non si è mai fatto chiamare “capitano”. Anche perché sono piena di grazia ma il battipanni, se dovesse avere la tua deriva narcisistica, lo so usare anche io.

E a proposito di soprannomi, i miei sono Beata Vergine Maria del Soccorso, Ausiliatrice, Nostra Signora della Misericordia e anche Stella Maris, ovvero stella polare e guida per chi viaggia per mare. Ora, capisci bene caro Matteo che ringraziare ME per un decreto che stabilisce che gli ultimi della Terra possono pure essere ingoiati dai flutti, mi ha fatto drizzare il velo. Ringrazia Schettino, se proprio cerchi un modello ispiratore.

Infine, prima che suoni l’Ave Maria di Schubert al Papeete, ti chiedo di riporre i rosari e di lasciarmi fuori dalla tua propaganda. 
Prova, piuttosto, a seguire un consiglio cristiano che sembra fatto apposta per te: ama il prossimo tuo come te stesso. Cioè tantissimo. 
Ah. Solo un’ultima cosa: sai la storia che avrei pianto sangue, di tanto in tanto? Ecco. Era una bufala pure quella. Ovviamente fino a ieri, quando ho letto il tuo tweet.

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