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Morti di serie A e di serie B

Vi ricordate di Vincenzo Carlo Di Gennaro? Oppure di Emanuele Anzini? Molto probabilmente no. Sono due carabinieri, anch’essi morti in servizio nel 2019 come il povero Mario Cerciello Rega. Purtroppo per loro la loro storia non ha “goduto” della  stessa copertura mediatica che ha avuto la morte del vice-brigadiere a Roma. Tranquilli però, ancora qualche giorno e il vice brigadiere sarà pianto solo dalla moglie, dalla famiglia e dagli ultimi della stazione Termini, quelli che lui il martedì sera, volontariamente, andava ad aiutare. Diventerà anche lui, come gli altri due, un morto di serie B. E si, non so se ve ne siete accorti, ma in Italia ormai ci sono morti di serie A e morti di serie B. Il vice brigadiere Cerciello Rega è stato per meno di 24 ore un morto di serie A, quando sembrava fosse stato ucciso da extracomunitari. Quale migliore occasione per nascondere le notizie circa le indagini della Magistratura a proposito degli intrighi russi? Forza, parte la grancassa dei social, e chi più ne ha più ne metta. Basta poco comunque. La Bestia, mai nome fu più appropriato di quello scelto per definire la macchina di propaganda social del ministro dell’interno, ha già ampiamente intossicato gli animi del gregge di pecore che segue il cosiddetto capitano e da una scintilla si propaga un incendio di dimensioni cosmiche. Dagli all’extracomunitario, dagli al negro! Nella trama perfetta però si inserisce un imprevisto: gli assassini non sono negri, non sono “bestie schifose” (Meloni dixit), ma sono bianchi, per giunta americani. Che importa? La valanga di merda è partita e tutto travolge e solo qualcuno ha il coraggio morale, l’etica di chiedere scusa dell’errore fatto. Fra questi, neanche a dirlo, nessun politico. Nel mio piccolo ho provato a far notare a qualcuno la contraddizione, anzi la vera e propria menzogna alla luce dei fatti, tra lo scritto e quanto invece emerso dalle indagini. La risposta? La ricopio virgolettata, perchè è indicativa: “io non ritratto MAI quello che scrivo!! … Che in questo caso, sia colpa di due americani drogati, è una cosa fuori dal comune, ma torno a ripetere che non ho nulla di cui vergognarmi, avendo la coscienza cristallina!!” Il post di cui avevo consigliato la rettifica riportava, testualmente: “le merde pidiote hanno un altro morto sulla coscienza! questo fanno le schifose RISORSE che voi bimbiminkia amate!! VERGOGNATEVI” Questo è il letame in cui si naviga sul Web, letame in cui sguazza l’insegnante di Novara, che, a proposito della morte del Carabiniere scrive “uno di meno e chiaramente con uno sguardo poco intelligente”. Ed è la fogna dove sguazzano le mamme che, tenendo in braccio il loro bambino, a proposito dei 150 annegati qualche giorno fa al largo della Libia, fra cui molti bambini, scrivono “cibo per pesci”. Non so nemmeno come definirle, perchè se le chiamo BESTIE ho paura che si possano offendere gli animali. Ma anche qui, bambini di serie A, funzionali a seminare odio sui social per qualche voto in più, i bambini di Bibbiano, e bambini di serie B, anzi di nessuna serie, degradati a “cibo per pesci”. E’ proprio per questo che il vice-brigadiere MARIO CERCIELLO REGA, che nel linguaggio dei social sarebbe stato etichettato come “buonista”, entro qualche giorno sarà poco visibile sui radar, perchè diventato morto di serie B, non più utile e funzionale alla propaganda

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Allontanarsi dalla Calabria

Letto sulla pagina Facebook di un’amica. Non so chi sia l’autore (o l’autrice), che per tale motivo non è citato/a. Di questa mancata citazione, me ne scuso

 

Già … Allontanarsi dalla Calabria per studio o per lavoro non è mai così semplice. All’inizio non vedi l’ora di andar via, sei entusiasta, hai una voglia matta di incontrare nuova gente, di vivere nuove esperienze e confrontarti con altre realtà! Magari ti realizzerai, troverai ciò che cercavi o ciò che non avresti mai immaginato di trovare. Però… il tuo cuore resterà sempre lì. In quella terra meravigliosa. In quel posto così legalmente senza regole in cui tutto sembra andare storto, ma si sta bene lo stesso.
E allora, quando finalmente torni in Calabria, il tempo del viaggio “vola” davvero! Esci dall’aereo e ti senti subito a casa, respiri un’aria diversa. Sei a 100km da casa tua e già vedere le macchine in doppia fila uscendo dall’aeroporto e ascoltare il tuo dialetto ti fa sentire sotto le coperte del tuo letto.
Sì, perché in Calabria ogni due parole in italiano “ci ndi zicchi una in dialettu”, perchè suona meglio, perché fortifica il concetto. 
Poi finalmente arrivi al bar, prendi un caffè, vai a pagare e i una vocina da dietro che ti dice “u caffè è pavatu, offro io!”. Perchè “giù” il caffè avvicina tutti e risolve tutto. “Ndi virimu e tri pu cafe”. Noi ci incontriamo così. Non ci mettiamo d’accordo una settimana prima per uscire! E poi…il caffè in Calabria costa 70 centesimi (bicchieri d’acqua compresi), la birra due euro e la pizzetta uno. Poi generalmente si consuma tutto “fuori”, nel marciapiede; “ti pigli na birra e nesci”. Poi paghi, dopo. Funziona così da noi.
In paese la birra con gli amici è più fredda, è più buona, e costa due euro. Gustarla tra un “chi mi cunti?” e un “chi si rici!”, tra chi passa ti saluta e dopo aver ricambiato il saluto “ma cu era?” …è tutta un’altra storia.
Sì perché noi, giù in Calabria, siamo tutti amici anche se non ci conosciamo. In Calabria c’è fratellanza: “non lo vedi compà, siamo tutti una famiglia!”…
In Calabria il tempo lo gestisci tu. La puntualità è un optional. In Calabria “l’autobus non passa mai, ma u passaggiu c’è sempri”.
Noi calabresi ci fidiamo e basta, lo sentiamo a pelle. Come quando citofoni a casa e alla domanda “Chi è?” rispondi “Io” e in fiducia ti “iaprunu u purtuni”.
In Calabria la domenica è una gran festa. Il calabrese ama la domenica, la sogna, l’aspetta. La domenica mattina le piazze si riempiono, l’aperitivo con gli amici è d’obbligo. 
La Calabria è tutta un’altra storia. È difficile da spiegare. La Calabria ti culla, ti protegge, se le parli lei ti risponde. 
La Calabria è tutto. Non manca niente. Vai in montagna perché in paese fa caldo, ma poi c’è freddo e allora vai al mare. 
La Calabria è tanto: tutti quei sapori, i colori, gli odori…
La Calabria è troppo. Ed è forse per questo che ogni tanto pensi di avere il bisogno di evadere. 
Allora vai al Tito Minniti o all’aeroporto di Lamezia, parti, e… un mese dopo al telefono con papà : “Milano è bellissima, non ha eguali. Qui tutto va per il verso giusto. Quanti turisti! Poi qui tutti rispettano le regole. I musei son sempre pieni, il duomo è maestoso, il naviglio di sera è uno spettacolo, ma… puoi prenotarmi un biglietto? Ho bisogno della mia Calabria!.”
❤️❤️❤️#calabriamia

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Una luce nel buio

Le parole del Santo Padre, successore di Pietro, sono una luce nel buio di questi giorni. Speriamo che questa luce si diffonda e contribuisca ad aprire gli occhi di chi pensa che aiutare il prossimo si possa fare per gradi (“prima gli … “), in spazi ristretti (nessuno venga da noi), sulla base del colore della pelle. Le parole di Gesù nel Vangelo sono nette: “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna» (Matteo 25, 36-46). 
Francesco, nella sua omelia di oggi, non fa altro che attualizzare il Vangelo, cancellando gli alibi che ciascuno di noi può crearsi: da che parte stiamo, alla destra o alla sinistra di Dio? Saremo chiamati vicino a Lui o definitivamente allontanati?

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