Archivio della categoria: personale

E’ proprio vero: SEMEL SCOUT SEMPER SCOUT

Oggi in ambulatorio. Arriva un collega, “giovincello” (del 1940), che ha iniziato un ciclo di infiltrazioni al ginocchio. Intanto che preparo la fiala, chiacchieriamo e vien fuori che anche lui, nella sua giovinezza, è stato scout per diversi anni. Mi è venuto naturale fargli vedere il video girato lo scorso 23 aprile, durante la Messa, quello dove tutti noi cantiamo il Canto della Promessa. Si è commosso, ovviamente. Ma la cosa più bella e più emozionante è stata sentirlo cantare tutta la canzone, che ricordava benissimo, e fare il saluto scout durante il ritornello, come di norma, mentre con l’altra mano si appoggiava sulla sua stampella. E’ stato assolutamente naturale, nel salutarci, darci la mano come fanno gli scout di tutto il mondo

E’ proprio vero: SEMEL SCOUT SEMPER SCOUT

Related Images:

CHI E’ ANTONIO?

Siamo tutti scossi da quanto successo in Puglia, a Manduria: una baby gang si è accanita contro Antonio, un disabile, che è stato insultato, percosso, aggredito, umiliato, nel silenzio complice di tanti altri abitanti del paese.
Stamani ho sentito alla radio l’intervista all’avvocato difensore di uno dei minorenni identificati e denunciati. Colpiscono due frammenti. Nel primo l’avvocato dice che gli episodi di sopraffazione verso Antonio erano datati negli anni, usando l’espressione “di generazione in generazione”, con ciò allargando a dismisura l’area di colpevolezza e la sensazione, in chi guarda sgomento dall’esterno, di una complicità omertosa di tutti gli abitanti di Manduria.
L’altro frammento che mi ha colpito è la risposta ad una precisa domanda dell’intervistatore: “il suo assistito è pentito di quel che ha fatto?”. La risposta dell’avvocato è disarmante: “è dispiaciuto”. Capito? Dispiaciuto, non pentito. Forse intendeva dire la stessa cosa, ma io credo che l’uso di un termine piuttosto che un altro sia molto precisa: essere dispiaciuto non è la stessa cosa che essere pentito
Mi chiedo: ma quanti altri Antonio ci sono in Italia? Non è “Antonio” la signora aggredita e stuprata a Viterbo dai due fascisti di CasaPound? Non sono “Antonio e i suoi simili” i migranti morti in mare nell’indifferenza di molti di noi?
Non è “Antonio” quel rider indiano che un paio di giorni fa è stato aggredito mentre stava lavorando, e rischia adesso di perdere un occhio, da un branco di ragazzini annoiati? Non sono “Antonio e i suoi fratelli” tutti i lavoratori sfruttati che sono morti quest’anno sul lavoro nell’ignavia delle masse?
A mio avviso, alla base di tutto, c’è fondamentalmente lo sdoganamento della cattiveria, della brutalità, della totale mancanza di rispetto per gli altri. Un mondo in cui le baby gang, pensiamo a quanto avviene a Napoli, alla “Paranza” denunziata da Saviano, imperversano a danno sempre del più debole: la donna, il disabile, il migrante, la persona di colore. Non sono un fine psicologo, ma credo che la necessità di agire in branco e la incapacità ad interagire solo ed esclusivamente contro i più deboli siano esse stesse sintomo di debolezza, di immaturità, di incapacità ad affrontare le difficoltà della vita quotidiana
Altra riflessione, che investe il nostro essere genitori: siamo sicuri di saper educare i nostri figli? Quanto siamo capaci di sacrificare un po’ del nostro prezioso tempo per stare con loro, per ascoltarli, per indirizzarli? Non posso pensare che il massimo che un padre può dire al figlio sospettato di stupro è “butta il cellulare”. Non posso pensare alla madre di Manduria che sembra abbia affermato che la colpa di quel che è successo sia legata all”assenza di bar”! Come se, trascorrere i pomeriggi e/o le serate al bar sia sostitutivo dell’educazione che dovrebbe inculcare la famiglia!
Sono i figli di questo tempo, tempo in cui la discussione, lo scambio di opinioni anche diverse fra loro sono stati sostituiti dalle aggressioni verbali, dagli insulti di qualunque tipo (meglio se di tipo sessista contro le donne) e la bravura, il carisma, la forza di una persona viene misurata sulla base di quanti avversari abbia o di quanta forza, di quanta risonanza abbiano i suoi insulti
Mala tempora currunt sed peiora parantur

Related Images:

San Giorgio 2018

23 aprile, festa di San Giorgio, patrono degli scout, giorno in cui gli scout di tutto il mondo rinnovano la loro Promessa, nei 3 impegni fondamentali: compiere il proprio dovere laico e religioso, aiutare il prossimo, osservare la legge scout.

23 aprile, festa di San Giorgio, protettore di Reggio Calabria

23 aprile 2019, martedì, giorno incastonato fra Pasquetta e il 25 aprile, in pieno ponte festivo

23 aprile, giorno in cui gli scout di Reggio Calabria, compresi alcuni che normalmente viviamo fuori Reggio e che siamo rientrati proprio per le feste pasquali, si riuniscono per rinnovare la loro Promessa. Giornata di festa per vari motivi, il più importante dei quali, secondo me, è stata la “universalità” dei presenti: AGESCI, FSE, MASCI, AGI 2000, rappresentanti di vari gruppi cittadini.

Da quando sono andato via, è la prima volta che mi trovo a Reggio il giorno della ricorrenza di San Giorgio e, ovviamente, non potevo mancare a quella che si preannunciava ed in effetti è stata una festa. E’ stata una festa rivedere tanti amici che non vedevo da decenni, alcuni addirittura da quando mi sono trasferito a Roma per studiare ormai oltre 40 anni fa. E’ bello sentirsi parte di una grande famiglia con valori che oggi abbiamo riaffermato con forza. E’ bello sapere che il tempo passa ma gli affetti rimangono. E’ ancora emozionante cantare con gli altri il Canto della Promessa, anzi, confesso, commovente. Per fortuna i miei attuali problemi oculistici giustificano l’utilizzo di occhiali da sole molto scuri, così nessuno si accorge della lacrimuccia comparsa sulle note di Madonna degli Scout

E non puoi non ricordare gli anni in cui orgogliosamente andavi in giro in uniforme scout, con il tuo fazzolettone al collo. I campi estivi e il senso di “comunione” che si creava a partire dalle squadriglie, per estendersi a tutto il resto del reparto. I fuochi di bivacco. Il “grande gioco”. L’impresa di squadriglia. I pernottamenti in tenda nei meravigliosi boschi dell’Aspromonte. L’alba a Montalto. Don Mimmo, pilastro della mia formazione. I timori di non riuscire nel compito di capo. Il piacere di far parte della “pattuglia campo”. Le amicizie nate sulla strada durante una “Route” o camminando zaino in spalla, quando sei te stesso senza finzioni, amicizie ancora vive, stabili a distanza di tanti e tanti anni. I primi amori nati nel cortile del Duomo. In una parola la mia adolescenza e il mio essere, oggi, quel che sono come uomo, certamente diverso, certamente più completo di quello che, con buona probabilità, sarei stato senza aver vissuto l’esperienza scout

Related Images: