23 aprile, festa di San Giorgio, patrono degli scout, giorno in cui gli scout di tutto il mondo rinnovano la loro Promessa, nei 3 impegni fondamentali: compiere il proprio dovere laico e religioso, aiutare il prossimo, osservare la legge scout.
23 aprile, festa di San Giorgio, protettore di Reggio Calabria
23 aprile 2019, martedì, giorno incastonato fra Pasquetta e il 25 aprile, in pieno ponte festivo
23 aprile, giorno in cui gli scout di Reggio Calabria, compresi alcuni che normalmente viviamo fuori Reggio e che siamo rientrati proprio per le feste pasquali, si riuniscono per rinnovare la loro Promessa. Giornata di festa per vari motivi, il più importante dei quali, secondo me, è stata la “universalità” dei presenti: AGESCI, FSE, MASCI, AGI 2000, rappresentanti di vari gruppi cittadini.
Da quando sono andato via, è la prima volta che mi trovo a Reggio il giorno della ricorrenza di San Giorgio e, ovviamente, non potevo mancare a quella che si preannunciava ed in effetti è stata una festa. E’ stata una festa rivedere tanti amici che non vedevo da decenni, alcuni addirittura da quando mi sono trasferito a Roma per studiare ormai oltre 40 anni fa. E’ bello sentirsi parte di una grande famiglia con valori che oggi abbiamo riaffermato con forza. E’ bello sapere che il tempo passa ma gli affetti rimangono. E’ ancora emozionante cantare con gli altri il Canto della Promessa, anzi, confesso, commovente. Per fortuna i miei attuali problemi oculistici giustificano l’utilizzo di occhiali da sole molto scuri, così nessuno si accorge della lacrimuccia comparsa sulle note di Madonna degli Scout
E non puoi non ricordare gli anni in cui orgogliosamente andavi in giro in uniforme scout, con il tuo fazzolettone al collo. I campi estivi e il senso di “comunione” che si creava a partire dalle squadriglie, per estendersi a tutto il resto del reparto. I fuochi di bivacco. Il “grande gioco”. L’impresa di squadriglia. I pernottamenti in tenda nei meravigliosi boschi dell’Aspromonte. L’alba a Montalto. Don Mimmo, pilastro della mia formazione. I timori di non riuscire nel compito di capo. Il piacere di far parte della “pattuglia campo”. Le amicizie nate sulla strada durante una “Route” o camminando zaino in spalla, quando sei te stesso senza finzioni, amicizie ancora vive, stabili a distanza di tanti e tanti anni. I primi amori nati nel cortile del Duomo. In una parola la mia adolescenza e il mio essere, oggi, quel che sono come uomo, certamente diverso, certamente più completo di quello che, con buona probabilità, sarei stato senza aver vissuto l’esperienza scout
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