Archivio della categoria: personale

Anniversario morte B.P.

8 gennaio 1941 (Nyeri Kenya) – 8 gennaio 2019

Cari Scouts,
se avete visto la commedia Peter Pan vi ricorderete che il capo dei pirati ripeteva ad ogni occasione il suo ultimo discorso, per paura di non avere il tempo di farlo quando fosse giunto per lui il momento di morire davvero. Succede press’a poco lo stesso anche a me e, per quanto non sia ancora in punto di morte, quel momento verrà, un giorno o l’altro; così desidero mandarvi un ultimo saluto, prima che ci separiamo per sempre.
Ricordate che sono le ultime parole che udrete da me: meditatele.
Io ho trascorso una vita molto felice e desidero che ciascuno di voi abbia una vita altrettanto felice.
Credo che il Signore ci abbia messo in questo mondo meraviglioso per essere felici e godere la vita. La felicità non dipende dalle ricchezze né dal successo nella carriera, né dal cedere alle nostre voglie.
Un passo verso la felicità lo farete conquistandovi salute e robustezza finché siete ragazzi, per poter essere utili e godere la vita pienamente una volta fatti uomini.
Lo studio della natura vi mostrerà di quante cose belle e meravigliose Dio ha riempito il mondo per la vostra felicità. Contentatevi di quello che avete e cercate di trarne tutto il profitto che potete. Guardate al lato bello delle cose e non al lato brutto.
Ma il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri. Cercate di lasciare questo mondo un pò migliore di quanto non l’avete trovato e, quando suonerà la vostra ora di morire, potrete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di avere fatto del nostro meglio. “Siate prearati” così, a vivere felici e a morire felici. Mantenete la vostra Promessa di Scouts, anche quando non sarete più ragazzi, e Dio vi aiuti in questo.
Il vostro amico
Baden Powell of Gilwell

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Viaggiando in treno: ritorno al passato

Si ritorna a Roma in treno dopo la festa di ieri sera. Festa cui ho partecipato con grande gioia per affetto, vero, verso un’amica, vera, con cui ho condiviso una buona parte della mia “strada” da ragazzo.

E’ bello sapere che, nonostante il tempo, quaranta e passa anni, nonostante la lontananza e il vedersi con il contagocce, è rimasto l’affetto di allora.

E per uno strano scherzo del destino, oggi come allora, torno a Roma in treno. Sarà una ventata di nostalgia, ma non posso fare a meno di ripensare a quando i miei mi accompagnavano alla stazione per tornare ai miei studi universitari e portavo con me, oltre i vestiti nella valigia “buona”, anche un borsone religiosamente curato con dentro conserve, salumi, formaggi, insomma i sapori di casa. In questo periodo presenza fissa erano torroni e “petrali”, residui delle abbuffate natalizie a casa. Allora si viaggiava di notte, ripartendo da Reggio in cuccetta, pronti ad arrivare la mattina presto a Roma, un taxi fino al collegio per scaricare le valigie e poi all’Università, in tempo per l’inizio delle lezioni. Oggi si viaggia veloce, con le “Frecce”. E si viaggia di giorno. Si riesce ad ammirare il profilo della costa calabrese, le onde che si frangono sugli scogli, le spiagge vuote d’inverno, lunghe, sporche, con i detriti che il mare ha riportato a terra; ci si rende conto di quanta forza abbiano avuto le onde, misurando la distanza fra il bagnasciuga odierno e la linea dei detriti. E siccome questa martoriata Calabria è capace di stupirti fino in fondo, nel rosso di un infuocato tramonto riesci ad intravedere il profilo dello Stromboli, la più settentrionale isola delle Eolie, sormontata da un esile pennacchio di fumo, indice di attività vulcanica. E lo fissi come un bambino fissa il suo gioco preferito che vorrebbe ricevere dalla Befana, estasiato, ad imprimerlo nella memoria, come fosse la prima volta che lo vedi. Ma il treno corre ed il sole tramonta veloce, per cui presto la meraviglia non è più visibile.

E ti guardi intorno, per ingannare il tempo. Sono in un settore del treno di soli giovani: a parte me, che faccio corsa per mio conto, il più “anziano” potrà avere al massimo 30 anni. E mi ci rivedo, nel loro sguardo triste rivedo la mia tristezza nel partire, nell’abbandonare le mie radici. Non uno che sorrida, incredibile. Quasi tutti sul cellulare, a riguardare foto, a chattare su WhatsApp; qualcuno cerca di dormire ed una ragazza ha preso un libro per studiare. Non sono riuscito a vedere il titolo, ma capisco che sta studiando perchè sottolinea alcune frasi o le pone in risalto con l’evidenziatore. I miei libri erano un fiorire di colori diversi: penna rossa (nozioni fondamentali), penna blu (elementi di raccordo), evidenziatore giallo (nozione importante) che, se accompagnata dalla sottolineatura rossa, era un concetto che doveva essere assolutamente assimilato. 
Quanti di questi ragazzi torneranno? Quanti, come me, rimarranno fuori?

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Vigliaccamente ho scelto la strada forse più facile, studiare fuori, formarmi, non tornare, non costruire. Per certi versi ammiro e un po’ invidio i miei amici che, rimasti a Reggio, cercano di mettere in pratica le nostre aspirazioni di allora che, ancora oggi, sono del tutto ideali. Mi sento partecipe delle loro battaglie, li applaudo quando mi raccontano o leggo di quel che fanno con il movimento “Reggio non tace” di cui molti sono parte attiva. Ma sono a Roma, non sono soggetto alle pressioni che ricevono, ho paura per alcuni di loro che sono sovraesposti in una realtà che deve fare i conti giornalmente con la ‘ndrangheta.
Chissà, magari un giorno tornerò per “restare”, per costruire qualcosa di nuovo, per ripercorrere con loro un’altra parte del mio sentiero

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UNA PROMESSA… E’ PER SEMPRE!

Trovata su Internet questa bellissima riflessione di un capo scout, Andrea Perciato, di cui mi sarebbe piaciuto essere l’autore, dato che mi ci ritrovo pienamente. Sarebbe cambiata la firma: non Aquila Erudita, bensì “Falco della Notte” (il mio Totem)

UNA PROMESSA… E’ PER SEMPRE!
Ho indossato per 40 anni i pantaloni corti, la camicia celeste, svariati fazzolettoni, percorso km di cammini, piste, strade e sentieri con lo zaino sempre carico (di sorrisi, di emozioni e di entusiasmo). E poi giunge quel momento, conosciuto da tutti gli scout del mondo che si chiama “Promessa” (che non è un giuramento, ma un impegno) a cui – spesso – ti viene accostato anche un “totem” (nomignolo… per i profani!). Quel momento in cui si pronuncia: “Con l’aiuto di Dio prometto…” ti arriva una botta al cuore, perché quella pro-messa… è per sempre, non è che come un contratto a termine, ha scadenza! Mi è capitato, tantissime volte, durante le missioni, gli hike, le route di incrociare più di qualche attempato signore che – anche da lontano – ci salutava con le tre dita medie della mano alzate e il pollice sul mignolo (a proteggere o chiudere un cerchio!), una simbologia che so-lo chi è scout può capire e comprendere. Sono fuori (nel senso che non ho rinnovato l’iscrizione, da noi conosciuto come censimento!) da 10 anni e, pur non indossando “quella” uniforme, per continuare a dare un senso e a rendere onore a quella promessa fatta circa 40 anni fa, ho applicato su tutte le mie giacche da escursionismo che possiedo il “giglio” bianco racchiuso in cerchio su fondo viola e continuo – magari in maniera di-versa – a scalare montagne, percorrere km di piste e sentieri, ad incrociare sguardi e sorrisi, a conoscere persone, a prepararmi il caffè col fornellino sgusciato (per magia) fuori dallo zaino, ad incontrare giovani scout anche in luoghi insoliti come può essere una ex repubblica dell’URSS, in cui incroci un “clan” di scout del Belgio, il cui Capo Clan e di origini siciliane e… il resto è tutto un arcobaleno di abbracci e sorrisi, di scambi e battute, di canzoncine e tanto altro ancora. E’ questo il bello dello scoutismo in tutto il mondo, perché lì – in qualche angolo del tuo cuore, all’incrocio con la tua anima – quell’impegno che pronunciasti tanto tempo fa, dentro di te, continua a ricordarti non solo quel “magico” momento” ma anche, e soprattutto, chi sei e cosa fai… oggi! 
La “Promessa” non è un semplice pronunciare, ma ancora oggi procura una emozione che si rinnova sempre, ogni qual volta si incrociano giovani col fazzolettone al collo e zaini stracolmi “sorridere e cantare anche nelle difficoltà!”
La “Promessa” non è per sempre; la “Promessa” dura… un’eternità!
(Aquila Erudita – Wamblye Waksapye)

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