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Nostalgia canaglia

Una bellissima riflessione, letta sul sito “La Filosofia Reggina”, scritto da
 Ketty D’Amico , che non conosco personalmente, ma che è riuscita a mettere nero su bianco i sentimenti che la gran parte dei reggini emigrati, mi ci metto in testa, prova nei confronti di questa meravigliosa disgraziata città. Se tutti i reggini comprendessimo i regali che la natura ci ha elargito!!!!

uno scorcio della via Marina

“Beato te che stai a Roma… Beato te che stai a Milano… Beato te che stai a Torino… Beato che stai fuori Reggio…” e tu rifletti “Beato te che non sai che cosa significhi sentirsi straniero in terra straniera”. Esagero? Avvicinatevi, vi racconto una storia: Reggio Calabria non è solo un punto geografico nel mezzo, o quasi, del Mediterraneo, è anche un modo di vivere, un modo di fare, è radicato all’interno del dna, siamo Organismi Geneticamente Modificati in chiave Reggina. Si riflette nel tuo modo di essere, di pensare, di parlare; nel tuo entrare in un bar ed esclamare spontaneamente, alla vista di un amico, “u cafè è pavatu”; nel tuo alzarti la domenica mattina con il profumo del sugo nelle narici, ben certo che tua moglie si è alzata ore prima di te per farti trovare la pasta fatta in casa; nel tuo invitare a cena ospiti e chiederti con una punta di perplessità “ho preparato la parmigiana, le polpette di melanzane, le crocchette di patate, le cotolette, i maccheroni con il sugo del maiale e le costolette…siamo quattro: è sufficiente o preparo qualcos’altro?”. Reggio è una malattia dalla quale non si vorrebbe mai guarire. Reggio è come la mamma, rompiscatole, imperfetta, ti fa urlare, a volte è terribilmente irritante, ma puoi smettere di amarla anche solo un momento? Per tutti i suoi figli lontani la risposta è “no”! Reggio è una meravigliosa donna distesa tra il mare e la montagna, ti sorride anche con la pioggia, ti saluta con le mille luci dello Stretto e ti abbraccia ogni volta che ritorni, non importa chi tu sia diventato e cosa tu abbia fatto, lei ti amerà sempre. Così quando vai via le prometti di ritornare, pur sapendo, in cuor tuo, che ciò non avverrà. E così rientri nel grigiume delle città che ti hanno, tuo malgrado, adottato ma, come Rossella ‘O Hara sulla cima della collina, virtualmente alzi in cielo il pugno e gridi la tua promessa: «Non mi avrete mai!!! O voi barbari potrete avere i miei soldi ma non le mie ossa! E quando morirò seppellitemi di fronte al mare, e che la mia anima possa bearsi della vista dello Stretto per l’eternità» La Filosofia
Reggina ❤ Ketty D’Amico

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Eccellenze sanitarie

Trovata su Facebook e credo sia utile condividerla. Il nostro è un Paese in cui ci si diverte a dir male di tutto, a pensare che qualunque cosa si faccia ci sia dietro malcostume, delinquenza, ruberie, sciatteria. Invece abbiamo tante eccellenze, bisogna esserne fieri. E’ stato scritto da un collega, Filippo Calcagni, che non conosco personalmente, e che è stato trasportato in codice rosso al Policlinico Gemelli, essendo stato coinvolto in un incidente stradale

“Ormai la questione è diventata di dominio pubblico per via di articoli di giornale e servizi televisivi giacché nell’incidente era coinvolta anche mia sorella – dirigente del Partito Democratico – e i giornalisti non hanno perso l’occasione per fare un po di audience.

Quindi voglio approfittare di questo canale comunicativo per una serie di ragioni prima tra tutte quella di TRANQUILLIZZARE gli amici che si sono preoccupati per noi e a cui facciamo fatica a dare risposte: 
> siamo fuori pericolo di vita entrambi!

Venerdì sera, lungo Corso Francia, a seguito dell’impatto con un’autovettura siamo stati sbalzati atterra dal mio T Max;
Da quel momento, sono entrato in contatto con l’Italia 🇮🇹 migliore…quella che tutti i giorni rende ONORE a questo disgraziato paese! 
Non saprei da chi incominciare se dalle carezze sul mio viso di una automobilista scesa a chiamare i soccorsi o dall’ausiliario che tutti i giorni in reparto mi cambia il letto…tutte persone che in cio che fanno ci mettono il cuore e un sorriso!

Farò di tutto per rintracciare l’infermiera che mi ha messo sulla spinale raccogliendomi dall’asfalto e che salutandomi in rianimazione mi ha fatto l’imbocca al lupo col suo sorriso rassicurante, ricordo indelebile;

In 20minuti dall’asfalto di Corso Francia venivamo presi in cura da una equipe di anestesisti rianimatori e infermieri presso il DEA del Policlinico Gemelli A DIR POCO PERFETTI…
Il volto di Emanuele, indimenticabile, specializzando di anestesiologia, lo associo al primo sollievo…le prime unità di morfina che mi sono entrante in circolo…nei suoi occhi riponevo le mie speranze che la mia saturazione riprendesse a salire;
Antonio che con la delicatezza di un fiocco di neve mi ha incannulato tre vene sul braccio destro giacché il sinistro era rotto e dolorante; 
Kidane un giovane ventottene caposala della Sala Rossa che è stata la nostra benedizione…si puo ridere al confine tra la vita e la morte? Sì, si puo! E con piacere! 
La sua umanità è oari solo alla sua tecnica professionale!
È il momento degli esami che vengono eseguiti in un battito di ciglia…vedo il mio sangue per la prima volta…ed è il solo sangue che vedrò: contenuto nelle provette!!! Imbustate, incapsulate vengono risucchiate in un sistema pneumatico che le consegna direttamente in laboratorio…
Sma, emocromo, enzimi cardiaci ed epatici, emogas analisi…
Ho fili ovunque, ecg, saturimetro, sonda per l’ecocardiogramma…Emanuele mi studia il cuore…l’aia cardiaca mi duole…la terza e quinta costa che proteggono il mio cuore hanno fatto egregiamente il loro dovere: si sono rotte ma hanno protetto il pericardio! 
In men che non si dica i miei parametri vitali e quelli di Valentina mia sorella che ho affianco sono stabili…alterati ma stabili!

Possiamo andare in Tac per una total body che ci dica finalmente tutto quello che c’è che non va…

Questa volta è Pietro, in divisa beige che mi prende in consegna…e che mi affida ai collegi radiologici…lo scoprirò solo due giorni dopo quando tornerà a salutarmi…vedo i neon del corridoio che mi scorrono in testa…pochi metri e siamo già in sala Tac…gli spazi e le distanze sono studiati per salvare vite in questo ospedale, non per fare speculazione edilizia!

Nello sguardo dei radiologi leggo il dolore che io sto provando…o respiro, poco, brevemente e superficialmente oppure mi lamento…scelgo la prima opzione…via dalla barella e sul lettino…

Il laser di puntamento mi centra il cranio…
Respira…Trattieni…Respira…Trattieni…la prima scansione è completa…
Mi avvisano con una carezza, l’ennesima, che sarò sopraffatto a breve da una sensazione di intenso calore…è il mezzo di contrasto che mi colora tutti i vasi sanguigni e metterà in risalto qualunque eventuale stravaso ematico…in altre parole: emorragie.

Fatto! 
I pochi minuti i colleghi di Radiologia mi hanno dato il massimo…così come avevano gia fatto dall’inizio del proprio turno di lavoro e così come avrebbero fatto con gli altri pazienti più o meno avvelenati per l’attesa giacché noi “raccomandati” in #codiceRossoabbiamo priorità qualunque codice bianco, panna, beige o turchino che affolla i pronto soccorso d’Italia per allarmismi ingiustificati di pertinenza della medicina di base.

Torno in sala Rossa…sembra passata una vita invece siamo ancora dentro la prima mezz’ora…TAC negativa…ho “solo 7 coste rotte, un trauma polmonare basale, un quadri miliare di pnx, e una scapola esplosa nel suo terzo inferiore…per questo non muovo il braccio per questo impazzisco dal dolore”
Tiriamo tutti un sospiro di sollievo…perché anche Vale è totalmente negativa! 
Da questo istante la nostra prognosi a meno di scherzi improvvisi della natura è positiva!

Passeremo la notte l’uno accanto all’altra coccolati da tecnologie all’avanguardia, umanità, competenza, dedizione, stacanovismo, ironia…magica ironia!!! 
Kidane previene ogni nostra banale esigenza…
Ci ripuliscono come possono dall’asfalto e catrame sulle ferite, finiscono ti tagliarci gli abiti…la mia camicia di Alex a Piazza Garibaldi e i miei pantaloni del Quadrifoglio sembrano gli abiti indossati da Hulk…
Vale la struccano con cura…io non ho il rossetto ne fondotinta! 😉

È il momento tanto atteso…quello in cui ti senti toccare da mani che riconosci e da voci che ti riempiono il cuore: sono i nostri affetti piu cari, i nostri amori, pochi secondi giusto per tranquillizzarli e rendere omaggio alla loro angosciante attesa in sala d’aspetto! 
Non è cattiveria o perversione se parenti amici o amori non possono varcare la soglia delle sale rosse: è una imorescindibile esigenza che concorre a salvare vite! 
I più ignoranti…non lo capiscono…e litigano con la sicurezza!

In Rianimazione non si dorme…o si sta in coma farmacologico oppure si è vigili ma non per questo non ci abbassano un pochino le luci per riprendere un po di energie mentali;

Ore 5.30 a.m
Vale la declassano a codice giallo…non è piu una raccomandata sanitaria…tocca anche a lei il “purgatorio” dei codici giallo…dove per ineluttabile realismo regna sovraffollamento… 
io, con la mia saturazione a 88 e con le troponine cardiache che non si abbassano resto un privilegiato codice rosso…coccolato, servito e riverito!

Cambio turno ore 7.00
Se mai mi fosse balenato per la testa di essere stato fortunato a capitare nel turno giusto…tutto il nuovo personale mantiene esattamente gli stessi standard del turno precedente…
Qui non c’è fortuna che tenga: qui c’è un Reparto ospedaliero fiore all’occhiello della Sanità nazionale gestito semplicemente in modo impeccabile;

È mattina…tutte le specialità prendono servizio…gli ortopedici valutano il mio caso…sono giovane, faccio sport…la spalla va operata: questo il verdetto, ma intanto me la bloccano con un tutore in felcro specifico che finalmente prende il posto dei telini;
Da questo istante è un via vai di specialisti che mi riconoscono sul lettino…giovani trentenni con i quali ho condiviso gli anni piu tosti della mia formazione: 
#Dania, brillante chirurgo toracico a cui devo tutto, che mi studia tramite tutti gli esami che le vengono puntualmente esposti, nullaosta pneumologico;
Luca, cardiologo che stenta a riconoscermi per via della barba e dei kili di troppo dai tempi del collegio dell’Università, sbigottimento saluti e subito concentrato sul monitor…nullaosta cardiologico;

Chiudo gli occhi per qualche minuto…sono stanchissimo…quando li riapro c’è lì con me il mio maestro Prof. Carlo Gasperoni avvisato dal tam tam telefonico del mio dominus Angelo Trivisonno impegnato a Malaga come ambasciatore scientifico per l’avanguardia sulla chirurgia rigenerativa, rientrato da Lugano per sincerarsi delle mie condizioni di salute…
Dei suo 14.000 interventi innumerevoli sono stati di ricostruttiva…io non ne avrò bisogno;
Tutte queste premure mi fanno capire che la genuina spontaneità delle mie collaborazioni ha prodotto questi effetti…essere delle brave persone non è da fessi: è il prerequisito per una esistenza dignitosa e piena d’affetto.

L’orologio segna le 9.00.
Da questo istante il reparto di terapia intensiva e rianimazione: diventa un inferno…moriranno davanti ai miei occhi di li alle 19.00 di sera tre persone di cui un diciassettene; 
Gennaro il medico dirigente è quello che dovremmo definire un Eroe.
In prima linea, in trincea, tutti i giorni, per salvare perfetti sconosciuti.
Il piu delle volte ci riesce…ma la Morte esiste e strapparci dalla sua prepotenza non è sempre possibile: nemmeno con 8 sacche di sangue, 2 di plasma, fibrinogeno, adrenalina in vena, mcp, defibrillazione, ossigeno, amore e una miriade di altri farmaci e presidi tecnologici!

Salirò in reparto con la voce della madre di quel ragazzo che ne effettua il riconoscimento mentre io fissavo il soffitto, immaginando che potesse essere la mia di mamma.

Questa è l’Italia Bella.
Queste sono le Persone che rendono speciale il proprio #Lavoro
Questi sono lavoratori che la mattina si alzano consapevoli che aggiungere un sorriso e una carezza alle proprie mansioni semina dietro di loro benessere e gratitudine.

Vi saluto dal mio letto con l’areosol tra i denti e la flebo di contramal che mi ha permesso di scrivervi questo resoconto.
C’è chi si prende cura di me…ho tutto quel di cui ho bisogno 268🖤

Il mio augurio per questo #primomaggio è che qualunque lavoro facciate: FATELO CON PASSIONE il resto verrà da se.

Nota a margine
Di sicuro i cuochi della mensa non ci mettono ne passione ne sale ne olio…non ci mettono nulla!

#destinazionebenessere

PS non riuscirò a rispondere a tutti, mi scuso con voi tutti anticipatamente, vi sono infinitamente grato per la vostra solidarietà comprensione.”

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I Chiaroscuri – Io non giurerò. Il Vangelo secondo Matteo (Salvini)

Scritto dallo scrittore ed editorialista, Direttore Ufficio Pastorale della Cultura dell’Arcidiocesi di Palermo, Giuseppe Savagnone

 

Non è stata forse valorizzata come meritava la notizia che Matteo Salvini, a Milano, nel comizio con cui ha chiuso la campagna elettorale, si è presentato alla folla dei suoi sostenitori tenendo in mano un rosario e il vangelo. E che proprio in nome di quest’ultimo ha formulato il suo giuramento di fedeltà al popolo italiano: «Giuro» – ha detto solennemente – «di applicare davvero la Costituzione italiana, da molti ignorata. E giuro di farlo rispettando gli insegnamenti contenuti in questo sacro Vangelo. Io lo giuro, giurate insieme a me?».

Si tratta di un avvenimento importante, perché sposta la questione della credibilità della Lega dal terreno strettamente politico a quello religioso. Del resto, che la Lega punti su questo collegamento lo dice già il fatto che le due regioni dove si è maggiormente diffusa, in questi anni, sono quelle storicamente più impregnate dalla tradizione cristiana, Lombardia e Veneto. Dunque, Salvini ha giurato di rispettare – se, come appare probabile, andrà al governo – il Vangelo. E ciò giustifica la domanda di quale Vangelo si tratti.

La copia che ho a casa, purtroppo, non è aggiornata, perché risale a circa duemila anni fa. Dovrò dunque scoprirlo dalle dichiarazioni dello stesso leader della Lega e dei suoi compagni di partito. Può essere interessante, però, per capire l’evoluzione della fede e le forme che essa assume negli italiani di oggi – quelli a cui Salvini si rivolge e che invita a giurare insieme a lui sul testo sacro – , un confronto tra le due versioni.

Scelgo un punto essenziale. Leggo nel “vecchio” testo di Matteo (l’apostolo) che Gesù, interrogato su quale fosse «il grande e primo comandamento» (Mt 22,38) – da cui tutto il resto dipende – , rispose che era quello di amare Dio e, inscindibilmente connesso con esso, quello di amare il prossimo. Luca, a sua volta, riferisce che il fariseo a cui la risposta era stata data, volle un ulteriore chiarimento: «E chi è mio prossimo?» (Lc 19,29). Questione decisiva, per capire che cosa questo comandamento significhi concretamente. Perché anche nel giudaismo, prima di Gesù, si parlava di amore per il prossimo, ma si intendevano per “prossimo” solo gli altri membri del popolo ebreo, contrapponendo quest’ultimo a quelli stranieri, considerati una minaccia per la purezza della sopravvivenza e della fede di Israele.

Gesù rispose con un racconto che tutti conosciamo come quello del “buon Samaritano”. Non lo rievocherò, se non per ricordare che tra Samaritani ed Ebrei c’era un’aspra inimicizia dovuta sia alla diversità etnica (i Samaritani erano immigrati trasferiti in Palestina molto dopo lo stanziamento degli Ebrei) che a quella religiosa (rifiutavano la religione del Tempio). Gesù ha scelto dunque, per la sua parabola, un protagonista particolarmente imbarazzante. Eppure è proprio lui – non il sacerdote o il levita – quello che soccorre il povero ferito, lo cura e lo fa alloggiare a sue spese. Ma la cosa più importante è la domanda finale che Cristo pone al suo interlocutore: «“Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?”. Quello rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ così”» (Lc 10,36-37).

Invece di individuare chi è il nostro prossimo, stabilendo delle categorie di maggiore o minore vicinanza, si tratta dunque di rendersi conto che siamo noi a dover “farci” prossimo degli altri – di tutti gli esseri umani, anche dei più lontani, perfino dei nemici (com’era il Giudeo per il Samaritano). E la ragione ultima di questo è che nell’altro – specialmente se è povero – è Cristo stesso che chiede il nostro aiuto. Lo dice ancora il Vangelo di Matteo (sempre l’apostolo): «Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”» (Mt 25,35-40).

Cosa dice, su tutto questo, il Vangelo di Salvini? Lo ricaviamo da un’intervista su Sky Tg24 dei primi di dicembre scorso, in cui si è soffermato sul problema dei profughi. Per lui è in corso «un’invasione pianificata del nostro paese. Un tentativo di sostituzione etnica dei nostri lavoratori con dei disperati». Il leader della Lega certo è al corrente dell’inferno da cui fuggono i civili inermi provenienti al Congo, dal Sudan, dalla Libia, dalla Siria. Ma per lui quello a cui stiamo assistendo, dice nella stessa intervista, è «un arrivo di una massa di nullafacenti o delinquenti che non scappano dalla guerra ma la guerra ce la stanno portando in casa». Perciò conclude: «Chiunque mi aiuti a bloccare questo tentativo di sostituzione etnica è benvenuto».

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L’idea non è solo di chiudere le porte ai profughi, ma di gettarli fuori. Parlando a Recco (Genova) il 18 febbraio su questo tema, Salvini ha spiegato ai suoi sostenitori che «ci vuole una pulizia di massa anche in Italia, via per via, quartiere per quartiere e con le maniere forti».

Non è peraltro la prima volta che queste cose vengono dette da esponenti della Lega appellandosi alla fede cristiana. Perché «la matrice della Lega è cristiana e cattolica e siamo gli unici che veramente hanno radici cristiane», aveva dichiarato Bossi nell’agosto del 2009. E nel 2011 gli faceva eco l’on. Calderoli, che pure nel suo matrimonio, poco prima, aveva preferito il rito celtico a quello cattolico (fidando, evidentemente, nella scarsa memoria degli italiani per i riti matrimoniali): «Noi restiamo saldamente cattolici. Forse tra i pochissimi rimasti».

Alla base c’è una interpretazione del Vangelo chiaramente espressa dall’eurodeputato leghista Borghezio, allora presidente dell’organizzazione “Padania cristiana” ed esponente di punta dell’anima cattolica della Lega: «Siamo e dobbiamo essere pervasi di amore verso i nostri simili ma a cominciare da coloro che fuoriescono dal nostro stesso ceppo». È «solo nell’ambito di questa ben delineata categoria di “prossimità” che deve intendersi il precetto dell’amore fraterno. Di conseguenza, per quanto mi riguarda, non è estendibile al vù cumprà o al vù lavà, certamente prossimi di molte altre persone, ma non del sottoscritto. Grazie a Dio».

È questo il Vangelo su cui ha giurato Salvini sabato scorso, quando ha invitato i suoi commossi ascoltatori – ma in realtà tutti gli italiani – a fare lo stesso votando per la Lega. Credo di avere il diritto, come cristiano, di prendere una chiara posizione su questo punto, che non è più solo politico, ma mette in questione la mia fede. Personalmente sono del tutto d’accordo con il noto storico cattolico Franco Cardini: «Gli antiabortisti che auspicano l’affondamento dei gommoni dei clandestini e che vorrebbero escludere un bambino dal diritto ad avere una casa, a frequentare una scuola, a fruire di un posto-mensa, solo perché è extracomunitario, non sono cattolici nemmeno se riempiono la casa di crocifissi».

Sì, il Vangelo in cui ho trovato il senso della mia vita personale e a cui vorrei che si ispirasse quella del mio Paese, è non solo diverso, ma opposto a quello del leader della Lega. Perciò io non giurerò. E spero con tutto il cuore che quanti sono cristiani sappiano distinguere il Vangelo di Gesù da quello di Salvini.

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