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Da Lampedusa con amore

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L’amore non mette paura (Luciana Littizzetto)

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Se Dio vorrà, per sempre

SE DIO VORRÀ, PER SEMPRE
Alziamo il dito per chiedere il silenzio.
Montare la tenda è la cosa più naturale del mondo.
Parliamo con sigle incomprensibili come sq, ba, coca, cda.
Per deformazione personale quando ci incontriamo parliamo in cerchio.
Il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri.
Ci laviamo con l’acqua ghiacciata… Cantando o urlando.
Alle prove dei canti dopo due ore ne abbiamo provato uno solo.
D’estate ci abbronziamo con il segno dei calzettoni.
Arrivare significa partire per una nuova avventura.
Attendiamo con ansia il quinto anno di reparto.
Al ritorno dal campo dormiamo 18-24 ore.
Chi non l’ha fatto non può capire.
Non importa se non si capisce cosa diciamo nel grido di sq, l’importante è che sia urlato il più possibile.
Portiamo l’uniforme perché unisce e non la divisa perché divide.
Piangiamo ai passaggi, alle partenze, alle cerimonie.
“Signor fra le tende schierati” ci faceva venire i brividi ogni sera.
Ci mettiamo la mano davanti la bocca e facciamo il verso degli indiani quando il gioco finisce.
Abbiamo le spalle segnate dallo zaino.
Due stracci colorati possono diventare qualsiasi vestito per qualsiasi lancio.
Mangiamo alla trappeur e ci sembra la cosa più buona del mondo.
Intorno a un fuoco e sotto un cielo stellato sappiamo divertici.
Il lunedì a scuola dormivi perché all’uscita non avevi dormito bene.
Anche sotto la neve in pantaloncini corti.
Quando vediamo i nostri lupetti diventare capi ci sentiamo orgogliosi.
Non vediamo l’ora di indossare con orgoglio il fazzolettone.
Quando tornavi a casa tua madre sperava di buttare te in lavatrice prima dei vestiti.
Questo ban nel mio gruppo lo facciamo cosi.
A messa per fare la pace allarghiamo il mignolo.
Ma Akela è il tuo vero nome?
Il fazzolettone ci ricorda solo momenti belli e indossarlo ci emoziona.
Scout una volta, scout per sempre.
Quando dici stasera c’è CO.CA. la gente pensa male.
Facciamo le due di notte a riunione e il giorno dopo mica è festivo.
Cuciniamo nei bidoni e mangiamo sui refettori.
Mentre ascoltiamo i lunghi discorsi dei capi, con il legnetto scaviamo il gran canyon.
Nasciamo sulla pista, cresciamo sul sentiero e maturiamo sulla strada.
Ci sentiamo sempre dire “Ma chi te lo fa fare?”
Al campo estivo montiamo alza bandiera di 16 metri.
L’ultima notte di campo non si dorme, e quelle prima poco o niente.
“No, non c’è la faccio più” e poi arriviamo in vetta e ci sentiamo come non mai.
Se oggi sono quel che sono è merito degli scout.
Per noi fratellini e sorelline.
Per noi esploratori e guide.
Per noi rover e scolte.
Per noi capi.
E per chiunque abbia promesso “Se Dio vorrà per sempre”
 
(di Marco VENZA)

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