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Commento alle elezioni (Prof. G. Saraceni)

Hanno vinto la paura, l’ignoranza e la stupidità. “Lei insulta sette milioni di italiani!”. Sì, è vero, lo faccio molto volentieri. Loro mi insultano da più di venti anni chiamandomi terrone o ladrone solo perché sono nato al Sud; ipocrita e buonista solo perché non rido quando i bambini affogano; professorone e radical chic perché non considero l’ignoranza un valore da preservare e difendere a tutti i costi. Quindi io oggi mi sento pienamente legittimato a dire loro la verità: sette milioni di voti per la lega equivalgono a sette milioni di analfacapre. Non una di meno.

In Italia si studia e si legge pochissimo. È un dato oggettivo. Questo è il risultato conseguente e necessario. L’unica cura contro il fascismo è la cultura, ci stanno chiaramente iniziando a mancare gli anticorpi.

Diamoci da fare. 
Perché la nottata è ancora lunga.

Roma A. D. 2019

Mala Tempora Currunt

 

Prof. Guido SARACENI

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Lo Spread spiegato a chi non lo capisce (Enrico Mola)

Amici leghisti e fan del Capitano vari, proviamo a farla il più semplice possibile.

Allora. Ogni anno l’Italia si fa prestare dai “mercati” (quindi da banche, società, istituti, investitori italiani ed esteri, ecc.) circa 400 miliardi di euro. Cioè siamo noi ad andare da questi mercati e chiedere: “Ci prestate 400 miliardi per favore che ci servono assolutamente?”.

Per avere un’idea di quanti siano 400 miliardi di euro, e quanto siano vitali per tutti noi, basti pensare che per la Sanità spendiamo 150 miliardi all’anno. E per tutte le pensioni spendiamo 170 miliardi. Nemmeno sommandoli arrivi a 400 miliardi. Ok?

Se i “mercati” non ci prestassero ogni anno i LORO 400 miliardi di euro, quindi, l’Italia sprofonderebbe nel caos più totale nel giro di 24 ore. Niente pensioni, niente stipendi, ospedali chiusi, scuole chiuse, forze dell’ordine senza stipendi e con le auto ferme, e così via.
Fin qui ci siamo giusto? 
Ok.

Ovviamente i “mercati” non ci prestano i loro soldi gratis. Ma in cambio di un tasso d’interesse. Che varia. Più loro si fidano di noi (cioè, più loro si fidano del fatto che gli restituiremo i LORO soldi) più basso sarà il tasso di interesse di cui si accontenteranno. Meno si fidano di noi, più alto è il tasso che dovremo offrire per convincerli a prestarci i LORO soldi.

Quando sentiamo parlare di Spread che aumenta o diminuisce altro non stiamo parlando, sostanzialmente, che di questo.

Quindi quando sentiamo dire che lo Spread sta aumentando non significa, come dice il Capitano, che “c’è uno dall’altra parte del mondo che schiaccia un bottone e aumenta lo spread” (giuro, parole sue).

Significa semplicemente che quelli che ci prestano i LORO soldi stanno preferendo investirli altrove, su titoli più sicuri. Perché? Perché magari qualcuno – chissà chi – al governo ha detto “me ne frego dei mercati” o “me ne frego dello spread”.

E fatemi capire: voi prestereste i vostri soldi a qualcuno che vi dice: “Me ne frego di restituirteli?”.
Voi andreste in banca a dire al direttore: “Buongiorno stronzo. Devo fare il mutuo per la casa. Prestami i soldi testa di cazzo, che poi non lo so se te li restituisco”? Non credo, giusto?

I mercati quindi, quando sentono quelle robe lì, comprensibilmente hanno più difficoltà a darci i LORO soldi. Per cui a NOI tocca offrire tassi di interesse più alti per convincere quelli che stiamo insultando e da cui dipendiamo, a prestarci i LORO soldi. Cioè NOI aumentiamo lo Spread (NOI!) per convincerli a darci i LORO soldi per rimediare ai danni di Salvini.

Il bottone di cui parla Salvini sta nella sua bocca. E’ lui che da un anno, in nome del consenso e approfittando dell’ignoranza in materia, lo preme facendo aumentare lo spread. O meglio i tassi, che prima di lui erano all’1,7% e ora sono al 2,7%.

Risultato: con quelle frasi lì Salvini ha fatto spendere all’Italia, di soli interessi (lo spread insomma) qualcosa come 3-4 miliardi in un solo anno. Però lui ci ha guadagnato milioni di voti.

Consapevolmente. Sapendo bene di danneggiare il Paese, pur di avere voti.

Ora che quindi avete (ne sono sicuro) capito:
– che siamo noi a chiedere ai mercati di prestarci i LORO soldi
– che senza i LORO soldi noi finiremmo gambe all’aria
– che conviene a noi tenere bassi gli interessi (cioè il benedetto spread).

Ditemi: quanto bisogna essere coglioni o ignoranti o annebbiati (spero la terza) per applaudire a uno che pur di avere voti in più brucia 4 miliardi dei vostri soldi?

Chi è lo stronzo: chi ci presta i soldi e chiede che non siano bruciati, o chi chiede i soldi e insulta e minaccia chi deve prestarceli? Fate voi.

[Emilio Mola]

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Storia di Doro

Riporto un articolo di Paola Ronco che racconta la storia di Doro, uno dei migranti imbarcati sulla SeaWatch e bloccati al largo di Siracusa dalla politica dei “porti chiusi” del ministro Salvini e del governo tutto.

Mi auguro che coloro che definisco BESTIE, FASCISTI, RAZZISTI leggano fino in fondo il post e la storia di Doro per capire di cosa si parla quando si rimandano in Libia i migranti, nei “porti sicuri” (???). Spero sempre che possa arrivare un barlume di coscienza e che, infine, abbiano il pudore di tacere, almeno quello: tacete e vergognatevi della vostra disumanità!

Ci sono i piccoli politicanti di professione, che abbaiano molto e scappano come conigli davanti alle responsabilità, e poi ci sono gli esseri umani.
Per esempio, tra le persone prese come ostaggi da una politica incapace, cinica e criminale, c’è un uomo che si chiama Doro.
Ha 26 anni, viene dal Gambia, parla sette lingue.

Nei nostri paesi non possiamo ottenere il visto per arrivare in Italia e in Europa, nessuno di noi avrebbe immaginato che il viaggio sarebbe stato così duro, ma quando ci sei dentro non puoi più tornare indietro”.

Doro ha tentato la traversata tre volte, e per tre volte è stato riportato indietro nel lager libico di Beni Walid.
Gli mancano alcuni denti a causa delle percosse ricevute. Sull’addome ha i segni di coltellate. Non vede più da un occhio da quando hanno usato un kalashnikov per colpirlo in faccia, più volte.
Gli hanno chiesto tremila euro per poter uscire dal lager. Lo hanno legato e hanno fatto una videochiamata a sua madre mentre lo picchiavano, per spingerla a pagare. Lei ha venduto la casa per salvarlo, ma non è stato sufficiente. È stato venduto come schiavo, più volte. Il suo migliore amico gli è morto davanti, nel lager. Proprio uno di quei posti che noi finanziamo, e che da alcuni criminali vengono definiti porto sicuro. Uno di quei posti dove, secondo l’Unhcr, oggi vengono riportati otto migranti su dieci, in modo che possano morire lontani dai nostri occhi, in maniere atroci.

Doro è prigioniero da dodici giorni sulla Sea Watch, insieme ad altre quarantasei persone che hanno storie molto simili alla sua. Quindici di loro hanno tra i quattordici e i diciassette anni.
Uno dei membri dell’equipaggio, che ha raccontato la sua storia, dice che Doro porta la luce ovunque vada.
“Non prendertela con loro”, gli dice Doro quando tutto sembra troppo assurdo per essere vero. “Non hanno mai sofferto quello che abbiamo sofferto noi. Non sanno cosa dicono”
.”

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