“Chiagne e fotti”

Ho ascoltato ieri sera l’intervista a Salvini fatta da Telese e Parenzo a “Otto e mezzo”, la trasmissione su La7. Ho sentito il “capitano” (di cosa sia capitano forse un giorno ce lo spiegheranno) lamentarsi per il post di un giornalista della Rai. In effetti, letto il post in questione, è da considerare abbastanza pesante. Il giornalista poteva risparmiarsi l’accenno alla figlia del senatore e, al di là di questo, ha usato in generale termini certamente fuori del politicamente corretto. Giusto che la Rai pensi ad un provvedimento disciplinare

Contemporaneamente ho avvertito una sensazione di estremo disagio. Ma quel Matteo Salvini che si scagliava contro colui che l’aveva vigliaccamente offeso sui social era parente di quel Salvini Matteo che abbiamo conosciuto in questi ultimi due anni?. Aveva qualche attinenza con quel Salvini Matteo che sul palco di un comizio era salito con una bambola gonfiabile con le sembianze di Laura Boldrini, incitando in maniera non tanto velata ad uno stupro verso la suddetta? Sarà stato un sosia, uno così preoccupato delle conseguenze degli insulti su internet non può essere quello del palco.

Sicuramente non è la stessa persona o un parente di quel Salvini Matteo che sui social si “diverte” a segnalare, sulla sua pagina ufficiale, un bersaglio preferibilmente di sesso femminile, che diventa oggetto delle peggiori contumelie o dei peggiori insulti sessisti da parte dei followers del ministro, che si guarda bene dal censurarli.(“scrofa, palla di lardo, vacca, cesso ambulante, spero ti stuprino, anzi no per rispetto allo stupratore, che tanto a te chi te se scopa” sono solo alcuni degli gentilissimi epiteti letti a commento di un post di Michela Murgia, colpevole di aver preso posizione contro le politiche dell’ex ministro dell’interno). Quel Matteo Salvini che oggi chiede sostegno, anima candida, se queste cose fossero state scritte sulla sua pagina Facebook le avrebbe cancellate.

Non può essere lo stesso Salvini Matteo che si è beccato una denuncia per diffamazione da Carola Rackete, la zecca comunista (e questa è la parola più gentile). Anche alla Comandante Carola, colpevole del reato, gravissimo, di “umanità”, i followers di quell’altro Salvini Matteo si sono preoccupati di augurare stupri singoli o di gruppo, ovviamente da parte delle persone di colore, anzi dai “negri” portati in salvo. Inutile dire che nessuna di queste offese è stata cancellata, per cui credo che stiamo parlando di un altro Matteo Salvini, omonimo ma non lo stesso che chiede rispetto per se stesso ed i suoi familiari sui social

Vogliamo parlare della indegna campagna scatenata contro il neo-ministro Teresa Bellanova, colpevole di avere solo la licenza media perchè le disagiate condizioni economiche della sua famiglia l’hanno costretta ad andare a spaccarsi la schiena nei campi, vittima dei caporali che poi lei stessa ha combattuto per tanti anni? Il silenzio di Salvini Matteo colpisce, ma, si sa: lui non ha paura, lui va avanti senza timore che qualcuno lo possa fermare, non si lamenta mai, perchè sa bene che “chi la fa l’aspetti”. Troppo comodo recitare la parte della vittima: il “chiagne e fotti”, caro Matteo, non si addice all’aurea da “duro” che ti sei costruito, a meno di pensare che tu soffra di un disturbo della personalità

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