Curare comunque

Vergogna! Scandalo! Mandate via i responsabili! Le foto del P.S. dell’Ospedale di Nola diffuse sui social hanno fatto il giro d’Italia e, come facilmente prevedibile, hanno sollevato lo sdegno dei benpensanti. Il buon De Luca si è affrettato a chiedere l’immediato licenziamento dei responsabili di tutto ciò, individuandoli nel Direttore Sanitario, nel responsabile del Pronto Soccorso, nel responsabile della Medicina d’Urgenza. E bravo De Luca! Intendiamoci, nomino De Luca, così come potrei parlare di Toti piuttosto che di Zingaretti, di Zaia o di Oliviero. Troppo comodo prendersela con i medici.

In nome del dio profitto si sono trasformate le Unità Sanitarie Locali in Aziende Sanitarie Locali (l’Azienda, per definizione, deve produrre profitto). In nome di una presunta migliore organizzazione sono stati chiusi tanti piccoli Ospedali, magari non produttivi ma che facevano da filtro in altrettante piccole realtà locali, con il risultato di intasare gli Ospedali aperti che hanno dovuto fronteggiare maggiori richieste con posti letto ridotti. Ci si è illusi che bastasse applicare i DRG per snellire i tempi di ricovero ed il ricambio dei ricoverati nei reparti degli Ospedali. Sull’altare del risparmio non si è provveduto ad adeguare le piante organiche di medici e infermieri, spesso costretti a turni massacranti. Si sono tappate le falle con contratti a termine, spesso unica alternativa possibile per tanti colleghi, alcuni dei quali non più tanto giovani. Contemporaneamente non si è capito (o dovrei dire non si è “voluto” capire) che l’invecchiamento della popolazione spostava gli equilibri, che bisognava pensare anche ad un altro tipo di accoglienza sanitaria, di fronte a patologie croniche che, inevitabilmente, avrebbero allungato i tempi di degenza in mancanza di strutture idonee ad accogliere il paziente nel “post-acuzie”. Sempre in nome del risparmio si è limitata la capacità di spesa delle singole Aziende che devono rivolgersi ad una Centrale Unica degli acquisti, con inevitabili allungamenti dei tempi

E poi basta una banale epidemia di influenza, coincidente con una fase di psicosi meningite e con una eccezionale ondata di maltempo, a far esplodere il caso. Ma io, medico di Pronto Soccorso, di fronte ad un paziente che sta male e che deve essere tenuto in osservazione, cosa devo fare? Il mio compito è curarli comunque, anche se non ho il posto letto disponibile. Intanto lo tengo in P.S., presto le cure del caso, nell’attesa che, da altri ospedali che ho provveduto a contattare, mi giunga la disponibilità del posto letto per accogliere il malato. Se non mi comportassi così sarei passibile di denuncia per omissione di soccorso. Sai la stampa come si getterebbe a pesce sull'”ennesimo caso di mala sanità”! Se io fossi stato al posto dei colleghi dell’Ospedale di Nola mi sarei comportato esattamente come loro e sarei stato, come loro, LICENZIATO PER AVER FATTO IL MIO DOVERE.

Magari sarebbe il caso che De Luca, Toti, Zaia, Oliverio, Emiliano, la Serracchiani, Maroni, insomma tutta la politica, si interroghi su cosa vogliono realmente dai medici: qualità? numeri? rispetto di conti da ragioniere a scapito della salute degli assistiti? 

Nonostante tutto, al di là di alcuni comprensibili momenti di sconforto (qualche anno fa avevo scritto un post dal titolo significativo: “Vale ancora la pena”) la stragrande maggioranza di noi medici pensa che il nostro sia il mestiere più bello del mondo. E’ certamente vero che ci sono stati, ci sono e certamente ci saranno ancora laureati in medicina che lavora solamente per il profitto (ho parlato di laureati in medicina e non di medici), ma, fortunatamente, faccio parte di quella massa che pone al centro del suo interesse il bene del paziente e sente la responsabilità di fare del suo meglio per guarire o comunque alleviare quanto più possibile le sofferenze dei malati.

Tu, politico in genere (e non faccio questioni di destra, centro, sinistra, movimenti vari), hai il mio stesso obiettivo o vuoi solo raggiungere il pareggio di bilancio? Se remiamo insieme, la prima cosa da fare è reintegrare i colleghi che andrebbero anzi elogiati per quel che hanno fatto. Se viceversa l’obiettivo primario sono i conti, abbi almeno il coraggio di esporti con la gente e spiegare che, al di là delle belle parole di circostanza, lo Stato, per il tramite dei suoi responsabili regionali, non è in grado di garantire in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale una adeguata assistenza sanitaria. Ma, che sia chiaro una volta per tutte: la responsabilità di questo non può e non deve ricadere sulla classe medica

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