Giordania-Israele febbraio 2020 – parte 4

Diario di viaggio 4 – Betlemme. Si parte presto stamattina. Dobbiamo superare i controlli del muro che divide Israele e i territori occupati (loro le chiamano le colonie) dalla Palestina. E Betlemme è una città palestinese.
Per fortuna fila tutto liscio, oggi siamo fortunati In effetti è così. Arrivati alla Natività, ci mettiamo rapidamente in coda per entrare nella grotta e, dopo un tempo d’attesa veramente minimo, riusciamo ad entrare. Non è cambiato molto dall’ultima volta che siamo stati qui e, confesso, il luogo non mi ha emozionato in maniera particolare. Invece ho avuto modo di ammirare nuovamente i meravigliosi mosaici, sarebbe meglio dire i resti dei mosaici, che abbelliscono le pareti della Basilica. Ne ero rimasto incantato quando li vidi per la prima volta, ne sono rimasto incantato anche oggi. Danno un’idea dello sfarzo che doveva caratterizzare questa Basilica e che oggi è, se vogliamo, più marginale. Le grotte cui si accede dalla adiacente chiesa di Santa Caterina creano un ambiente intimista, carico di religiosità, invitano alla meditazione e alla preghiera. Da ricordare la grotta di San Girolamo a cui dobbiamo la prima traduzione biblica del test ebraico
Betlemme però, fuori dalla Basilica della Natività, è ormai diventato un concentrato di negozi e venditori che ti offrono rosari, presepi, catenine, borse, “caffè cardamonio”
Una nota particolare oggi è stato il pranzo. Siamo stati a Casa Nova, l’albergo – ristorante dei francescani e, finalmente, abbiamo mangiato la pasta al sugo con una bella spolverata di formaggio: una vera delizia dopo improbabili “penne arabiate” cotte per mezz’ora e che non si riuscivano ad infilare con la forchetta perchè si “sfaldavano”. Udite udite, per secondo non c’era il pollo, ma una sana bistecca di maiale (viva la cucina italiana). E viva il caffè italiano che tanto mi era mancato
Messa pomeridiano a Beit Sahur, il Campo dei pastori, ove l’Angelo annunziò ai pastori la lieta novella della nascita del Salvatore. Momento molto toccante quando il celebrante, il nostro don Nunzio, ci ha invitato a indicare i nostri defunti cui consacrare la Santa Messa. Gloria, in maniera del tutto inaspettata, ha “chiamato” Giacomo, il nostro Giacomo (chi ci conosce sa di chi parlo)
A conclusione della giornata una stimolante riflessione sul significato del sacramento della Riconciliazione presso la Cappella della Flagellazione
Tutta la giornata è stata caratterizzata anche dall’alternarsi delle notizie in arrivo dall’Italia sul coronavirus, problema su cui però fisserò l’attenzione da dopodomani, al rientro a Roma. Domani, prima di partire, messa al Cenacolo e poi qualche ora libera. Spero di riuscire a passare dal Sepolcro

 
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