Da ieri abbiamo un nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la cui elezione ha di fatto terremotato il panorama politico italiano. Certamente si sta parlando di una degnissima persona con un alto senso dello Stato, profondo conoscitore della Costituzione (è giudice della Corte Costituzionale) e dei meccanismi parlamentari (insegna Diritto Parlamentare all’Università)
In questa “battaglia” che ne ha caratterizzato la designazione e poi l’elezione c’è un indiscusso vincitore, ed è Matteo Renzi. Aveva annunciato che il Presisdente sarebbe stato eletto alla quarta votazione e così è stato. Ha raggiunto l’obiettivo (non so ancora quanto durerà) di ricompattare il PD dando ad esso la parvenza di un partito vero e non di un gruppo di estranei dove ognuno porta avanti le sue idee senza preoccuparsi di quelle degli altri e quindi senza ricercare una sintesi. Gli è riuscito il miracolo di disintegrare il centrodestra nelle sue componenti: Alfano conta poco e niente e serve solo nell’ottica di portare quei senatori che garantiscono la maggioranza al Senato, tanto ha dimostrato che, al di là di qualche strillo di facciata, non farà cadere il Governo; è, anzi, sono troppo attaccati alle poltrone quelli dell’NCD e non hanno nessun interesse a tirare troppo la corda: Renzi ha dimostrato sufficiente spregiudicatezza per scaricarli ed additarli come responsabili di eventuali elezioni anticipate nel momento in cui si cominca ad intravedere qualche timido segnale di ripresa. Il Cavaliere ha trovato pan per focaccia: per 20 e più anni è andato avanti con la politica del doppio e anche del triplo forno, tutto funzionale ai propri interessi, salvo poi far saltare il tavolo una volta raggiunti i suoi obiettivi. Chiedere per eventuali lumi a D’Alema della Bicamerale da lui presieduta alla fine degli anni ’90, per esempio. Oggi si trova a competere con uno peggio di lui in quanto a spregiudicatezza, più giovane, con la stessa capacità di pifferaio magico sulla folla, se non maggiore. Già così non ci sarebbe partita; se poi ci aggiungiamo che il dottor Berlusconi non controlla il suo partito si capisce bene che anche il Cav, così come Alfano, sopporterà tutto pur di non andare al voto, evento che ne sancirebbe la fine politica o quasi. Rimane la Lega. Renzi sarebbe, credo, felicissimo se fosse Salvini il candidato del centrodestra alle prossime politiche. Praticamente avrebbe la vittoria in tasca. Troppo estremista Salvini per convincere appieno l’elettorato moderato che, nella sostanza, sta cercando il partito che raccolga l’eredità della DC, pronto a tuffarsi fra le sue braccia a capofitto. Il M5S, tanto per cambiare, ha perso l’ennesima occasione per rientrare in gioco ed essere parte attiva del gioco politico. D’altra parte i grillini sono troppo legati alle manie di protagonismo e all’ego smisurato di Beppe Grillo e Renzi sta prosciugandone il bacino elettorale. Con l’assurda imposizione del duo G&C (Grillo e Casaleggio), nessuna alleanza e nessun accordo con i partiti, si stanno chiudendo nel loro recinto, fanno una battaglia di bandiera sugli scontrini e sugli sprechi, strillano in Parlamento con proteste più o meno folcroristiche ma, nella sostanza, il carniere dei risultati rimane vuoto. Peccato. Hanno clamorosamente sbagliato i calcoli ad inizio di legislatura: sarebbe bastato appoggiare dall’esterno un eventuale governo Bersani, quindi con un ruolo assolutamente determinante, per diventare l’ago della bilancia ed essere veramente l’apriscatole del Parlamento. Così sono i rompiscatole e tali rimarranno. Non è un caso che il gruppo del M5S sia quello che ha avuto il maggior numero di cambi di casacca. E non ci si può nascondere sempre dietro la storia dei mancati rimborsi. Sarebbe il caso, almeno una volta, di fare una sana autocritica e ammettere di aver sbagliato
Sempre che, alle prossime elezioni, ci si presenti con questi partiti. La mia paura è che stia rinascendo la Balena Bianca. Se così fosse vorrà dire che moriremo tutti democristiani