L’emozione di una visita a Pompei

Fine settimana a Pompei con la solita comitiva e con la solita perfetta organizzazione (grazie Bea e Carmine).

Non ero mai stato a visitare gli scavi e devo dire che è stata una emozione straordinaria. Per chi è appassionato di storia ritrovarsi catapultato indietro di 2000 anni è una sensazione indicibile. Se poi hai la fortuna di avere una guida bravissima, competente, appassionata del suo lavoro e, cosa assolutamente non trascurabile, con la capacità di trasmettere agli altri questo suo amore e questo sapere, allora vivi un momento bellissimo

Ma al di là delle emozioni personali, volevo fare un paio di considerazioni. Mi aspettavo, alla luce di tutti gli articoli di stampa degli ultimi tempi, una situazione di totale degrado ed incuria. In effetti abbiamo parcheggiato a qualche centinaio di metri dall’ingresso e, lungo il tragitto, costeggiando la recinzione, abbiamo visto (e fotografato) una piccola discarica dentro gli scavi dove spiccava, fra gli altri rifiuti, un lavandino da bagno. Come si possa scaricare in un punto in cui teoricamente dovrebbero esserci delle telecamere di sorveglianza rimane un mistero, ma questo è il livello della nostra educazione civica, quindi non possiamo lamentarci. “Se questo è il buongiorno”, è stato un po’ il pensiero comune. Invece …

Superato l’ingresso si entra in un mondo particolare. Ci si rende conto del perchè Roma abbia condizionato per secoli la storia del mondo antico, perchè sia riuscita a creare un Impero, perchè ancora oggi la nostra civiltà risenta della influenza romana. Scoprire ad esempio che i nostri avi climatizzavano le stanze inserendo delle lastre di piombo come isolanti termici all’interno delle pareti è una cosa che assolutamente non ti aspetti. Così come venire a sapere che i frammenti di marmo bianco incastrati a terra su quello che oggi definiamo marciapiede servivano a tracciare il cammino durante la notte, precursori dei nostri catarifrangenti. Particolare anche osservare quelle che fra noi abbiamo ribattezzato “le antiche strisce pedonali”, blocchi alti, distanziati esattamente di un passo, che servivano a bloccare o a rallentare i carri, consentendo il passaggio dei pedoni. Emozionante poi entrare nelle domus aperte e sentire da Giuseppe, la nostra guida, la spiegazione relativa ai vari ambienti, capire la disposizione delle stanze destinate ad essere le stanze da letto estive e le invernali, piuttosto che il triclinio estivo, più fresco, o quello invernale, più riparato. Entrando nel grande anfiteatro, dove ci è stato detto potevano stare fino a 20.000 spettatori, si rimane con il fiato sospeso e può capitare di sentirsi tanto Russell Crowne con la folla che ritmicamente ti incita “Massimo, Massimo, Massimo”. Non parliamo poi degli affreschi che ancora resistono nonostante tutto, dei mosaici, dei vari elementi d’arredo che sono stati trovati: ho visto delle basi di tavoli con delle decorazioni incredibili, che denotano una abilità manuale assolutamente fuori dal comune. Abbiamo visto un giardino interno ricostruito con le stesse piante di allora, grazie alla genetica. Durante gli scavi sono stati trovati i semi di tali piante che sono stati riprodotti in Inghilterra dopo l’analisi del DNA (stessa equipe, se non ho capito male, della clonazione della pecora Dolly), e piantate con la stessa disposizione che avevano nel 79 dopo Cristo. Ho anche scoperto, confesso la mia ignoranza, non lo sapevo, che, al momento dell’eruzione il Vesuvio era alto 2400 metri, mentre oggi misura 1280 metri (se non ricordo male). In pratica il cratere è sprofondato dentro il vulcano. Altra informazione che ci ha dato la nostra preziosa guida è che la nube vulcanica è giunta fino in Turchia, a Istanbul, questo per avere un’idea della potenza distruttiva che si è sprigionata.

Ovviamente, date le notizie di stampa o dei vari TG, l’attenzione di noi tutti è concentrata sui crolli dei muri, sul degrado imperante, come se tutto il sito fosse così. Un’amica mi aveva messo in guardia circa la certezza di incontrare cani randagi come in un estesissimo canile. Bene, abbiamo visto solo 3 cani randagi in un’area di 80 ettari! All’interno degli scavi, almeno nel tragitto che noi abbiamo fatto, compreso quello da soli del pomeriggio, ho visto una unica bottiglietta di plastica all’interno di una bottega (oltre, ovviamente, la discarica cui accennavo all’inizio); per il resto tutto pulito, senza neanche carte a terra. Ma si sa, lo sport preferito da noi italiani è quello di denigrarci e pensare che all’estero sono più bravi. Sarei curioso di sapere in quale Paese, per consentire l’ingresso in un gioiello del genere, si accontenterebbero di 11 (si, proprio undici) euro a biglietto, oltre il costo della guida che è variabile. Diciamo che, in un gruppo di poco più di 10 persone, una guida costa un’altra decina di euro a testa, cifre che sono risibili in rapporto a quel che Pompei offre e a quel che certamente pagheremmo all’estero per visitare un sito simile.

Si pone certamente il problema di salvaguardare questi reperti. Le case sono tutte senza copertura e quindi esposte agli agenti atmosferici. D’altra parte devono rimanere dove sono: la peculiarità di Pompei è proprio nella sensazione di vivere in una città romana e spostare tutto al chiuso, ammesso che ciò sia possibile, farebbe evaporare la magia del luogo. Personalmente non sono in grado di trovare un’idea risolutiva. Forse si potrebbe provare a ricostruire i tetti (in alcune domus sono rimasti i segni delle travi di sostegno) ma con quali fondi? Fa rabbia pensare a quanta gente potrebbe lavorare, compresi tanti giovani archeologi italiani, che invece sono costretti ad arrabbattarsi qua e là. Penso agli oltre 20 ettari di città che sono ancora sepolti sotto una decina di metri di terra, a quanti posti di lavoro si potrebbero creare, ma comanda sempre la solita maledetta economia: non ci sono soldi, non si possono sforare i limiti di bilancio, ecc ecc ecc, in una litania che abbiamo, purtroppo, imparato a canoscere bene in questi anni. Mi auguro che, quanto prima, la politica ritorni a comandare e che, al centro del suo progetto, ci sia l’uomo nella sua interezza

Facebook Comments

Related Images:

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.