Liberi di scegliere

Finito da poco di vedere su Rai1 lo sceneggiato “Liberi di scegliere” che racconta la storia vera di un magistrato della Procura dei Minorenni di Reggio Calabria che tenta di salvare i figli dei mafiosi dal loro destino “segnato”.
Fiction molto bella, con attori decisamente bravi. Splendidi gli scorci paesaggistici dell’Aspromonte. Bravissimi gli autori nel rendere l’idea del significato di “famiglia” per i calabresi. La nostra isola, la nostra forza. 
Concetto, quello di “famiglia”, purtroppo assolutamente deviato nelle ‘ndrine di mafia. Gli autori hanno reso benissimo l’idea della coercizione familiare nei confronti dei figli, assolutamente impossibilitati a decidere il loro destino. Domenico, costretto dalla latitanza del padre e dall’arresto del fratello, a vivere una vita da (“mafioso”) adulto. Teresa, la sorella, costretta a subire un matrimonio stabilito per suggellare alleanze fra famiglie di mafia
Si comprende bene come togliere i minori dalle famiglie e dar loro la possibilità di una vita diversa abbia un effetto del tutto dirompente, una vera bomba atomica sganciata sulla ‘ndrangheta.La forza della mafia calabrese è nella sua struttura familiare che comporta la difficoltà di trovare pentiti (dovrebbero tradire padre, madre, fratelli, zii, nonni, nipoti, sorelle). Superare il concetto di un “destino annunciato”, liberando i minori da queste ataviche tradizioni “ereditarie”, è più destruente di decine di retate, di centinaia di arresti: non crei martiri, ma mini, anzi bombardi certezze. 
Auguriamoci che sia la strada giusta e che finalmente la Calabria sia libera da questo cancro che distrugge il nostro futuro

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