Pellegrinaggio in Terra Santa 2018 – Appunti di viaggio (parte 3): Masada

E anche ieri sveglia all’alba. Si parte presto, verso la depressione del Mar Morto verso Masada. Masada faceva parte della catena di fortezze, erette dagli Asmonei, che dovevano difendere il Regno di Giudea dalle incursioni nemiche provenienti da sud e da est. Venute meno le esigenze difensive, fu trasformata in uno degli splendidi palazzi di Erode il Grande fra il 37 e il 30 A.C.. Nel 67 D.C, infine, fu occupata dai ribelli e fu l’ultima fortezza a cadere dopo 3 anni di assedio della X legione romana nel 73 D.C., 3 anni dopo la caduta di Gerusalemme. 
Il mito di Masada nasce con la descrizione dell’assedio fatta dallo storico ebreo contemporaneo, Tito Giuseppe Flavio. 8000 romani accampati alla base della collina su cui è costruita la fortezza erodiana, ove sono rifugiati poco meno di 1000 irriducibili ribelli con le loro mogli ed i figli. I ribelli resistono per 3 anni agli assalti dei Romani, finché questi ultimi non riescono a costruire un terrapieno su cui far passare le loro macchine da guerra e sfondare le difese avversarie. Ma quando arrivano dentro la fortezza trovano tutti morti. I difensori di Masada avevano scelto la morte pur di non cadere in mani nemiche. Oggi, le reclute dell’esercito israeliano vengono portate qui a giurare: “Mai più Masada cadrà”
Il pianoro ove sorge Masada è raggiungibile solo attraverso il cosiddetto “sentiero del serpente”, una serie di tornanti su un sentiero strettissimo, da percorrere in fila indiana, facilmente difendibile; gli altri 3 lati sono a strapiombo sul deserto sottostante. Dall’alto sono ben visibili i perimetri degli accampamenti romani, 3, fra loro collegati da un vallo per chiudere ogni via d’uscita agli assediati. Con tutto ciò, sfruttando le riserve alimentari contenute in 29 magazzini, i ribelli non hanno certamente patito la fame, anzi sembra che, quando i legionari sono entrati nella fortezza, i magazzini contenessero ancora una discreta quantità di cibo. Secondo Giuseppe Flavio per gli zeloti, gli esseni e i sicari assediati, era un punto d’onore far sapere che non era stata la fame la causa della resa, ma solo la preponderanza numerica del nemico romano. E, nonostante Masada sia situata in pieno deserto, nella depressione del Mar Morto, gli assediati non hanno nemmeno sofferto la sete, grazie all’ingegnoso sistema studiato dai costruttori che consentiva un afflusso continuo di acqua, tanto che Erode usufruiva anche di un classico complesso termale romano. Gli assediati avevano creato una serie di bagni rituali per soddisfare le loro quotidiane necessità religiose.
In questa stagione non è consentito percorrere in salita il sentiero del serpente, troppo caldo. Si sale in pochi minuti con una funivia. La vista dall’alto è mozzafiato. Si spazia dal deserto sottostante, al Mar Morto fino alle montagne della Giordania all’orizzonte. Anche le rovine, tutto sommato, sono ben conservate. Colpiscono l’appartamento del comandante del posto di guardia, ove sono ancora apprezzabili i colori originari in alcuni punti delle pareti, il palazzo di Erode, situato nel punto più alto del pianoro e con la vista più bella, i due appartamenti (palazzi) sottostanti, accessibili con una lunga scalinata ricostruita, le terme. 
Dopo la conquista romana e la relativa distruzione, Masada è stata abitata da monaci, specie durante la occupazione bizantina. Sono ancora visibili i resti di una piccola chiesa bizantina. Nel tempo è stata dimenticata fino a circa 150 anni fa, quando fu riscoperta fino a divenire uno dei più importanti siti dello Stato d’Israele
Al di là della selvaggia bellezza del luogo, non riesco a comprendere perché si debba morire, si possa uccidere per un territorio che non offre nulla, pietre e sassi, sassi e pietre, con piccole chiazze di verde qua e là. L’uomo deve affermare la sua potenza, comunque, la sua capacità di prevaricazione sugli altri suoi simili, costi quel che costi

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