DA “LA REPUBBLICA” DEL 2-6-2023
IL DOSSIER
Ponte sullo Stretto, la bocciatura degli ambientalisti: “Chiuso per vento un giorno su otto e troppo basso per le grandi navi”
di Elena Dusi
Il dossier di Wwf, Kyoto Club e Lipu sul progetto di Salvini. Con raffiche di 60 chilometri orari le oscillazioni raggiungeranno i 12 metri e bisognerà interrompere il traffico. Dubbi anche sul rischio sismico. La campata alta 65 metri bloccherà alcune portacontainer. Posizionato sulla rotta delle migrazioni, è certa una strage di uccelli destinati a morire contro torri, funi e piloni
Bocciato in diritto, economia e anche in semplice algebra. Il progetto del Ponte sullo Stretto – per quel poco che se ne sa – è stato passato al vaglio dagli esperti di tre associazioni ambientaliste: Kyoto Club, Wwf e Lipu. Il loro dossier Lo Stretto di Messina e le ombre sul rilancio del ponte riduce il valore dell’opera a “slogan politico” dai costi esorbitanti (13,4 miliardi l’ultima stima) e dai benefici minimi, con una valutazione di impatto ambientale ormai datata e una progettazione portata avanti, per ora, senza una gara vera e propria.
Il vento
Il ponte, se sarà completato, resterà chiuso al traffico un giorno su otto per colpa del vento, sostengono le associazioni. Con raffiche di 60 chilometri orari l’oscillazione raggiungerà infatti i 12 metri, imponendo lo stop al traffico di auto e treni. In quei casi, imprevedibili per natura, dovranno rientrare in gioco i traghetti, che non potranno quindi essere smantellati. Con la sua campata alta 65 metri (al netto delle onde) il ponte bloccherà poi le grandi navi dirette a Gioia Tauro e negli altri porti del Tirreno.
L’altezza della campata
Nonostante le rassicurazioni del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, principale sostenitore dell’opera, secondo cui le imbarcazioni più alte di 65 metri “sono davvero poche e destinate esclusivamente al trasporto passeggeri, inoltre sono solitamente dotate di comignoli reclinabili”, secondo il dossier gli effetti del Ponte sul commercio internazionale sarebbero negativi.
Già a febbraio il presidente di Federlogistica Luigi Merlo aveva avvertito: c’è il rischio di creare un muro alla navigazione. “Considerando l’altezza media delle grandi navi da crociera, ma anche delle navi impegnate nel trasporto merci e container, si impedirebbe il transito di molte unità che già oggi operano in Mediterraneo, costrette a circumnavigare la Sicilia per raggiungere Messina o Catania partendo da Napoli”.
Il dossier di Lipu, Legambiente e Kyoto Club cita “diverse navi che superano attualmente l’altezza di 65 metri (la portacontainer Triple-E, varata nell’estate del 2013, ha un’altezza di 73 m, mentre la modernissima MSC Tessa ha un’altezza ancora maggiore). Considerando che il nuovo progetto per il porto di Genova è stato pensato per accogliere anche navi della categoria “post-Malaccamax” (cioè le più grandi attualmente esistenti) sembra inconcepibile immaginare un’opera che imponga un percorso decisamente più lungo per raggiungerlo”.
Il problema, secondo il dossier, non sarebbe quindi limitato a poche navi da crociera. “Nel 2022 erano attive 69 navi porta container di grandissime dimensioni, che non potrebbero mai passare sotto il Ponte, allo stato del progetto attuale”. Stesso problema per le imbarcazioni militari, “soprattutto per le porta-aerei. Le navi della classe “Nimitz” sono alte quasi 77 m. Anche alcune barche a vela, come il “Sailing Yacth A” sono alte 91 m”.
Il peso eccessivo
Non bastano però le critiche a frenare un Salvini deciso a puntare dritto sul ponte. La legge del 26 maggio con le “Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria” è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale. “Il ponte si farà” ha dichiarato il Ministro in un’intervista al giornale francese Le Figaro e a quello spagnolo El Pais, annunciando l’apertura del cantiere nell’estate del 2024 e il transito della prima auto dopo 7-8 anni di lavoro.
L’idea di progetto esecutivo – a oggi inesistente – lascia però perplessi gli ingegneri. Se, come annunciato, il ponte sarà a campata unica, diventerebbe con i suoi 3.300 metri il più lungo del mondo. Lo stesso autore del progetto avanzato nel 2012, Remo Calzona, trovava le difficoltà tecniche difficili da superare.
A citarlo è sempre il dossier Wwf-Lipu-Kyoto Club: “I materiali da costruzione oggi disponibili, data la grande lunghezza del ponte e dei cavi portanti, prospettano un sistema strutturale principale (funi/torri/impalcato/pendini verticali) estremamente pesante, che finisce per sorreggere soprattutto se stesso. Il sistema di sospensione della soluzione messa a gara nel 2004 è costituito da quattro cavi di sezione netta di un metro quadrato ciascuno (…) e un peso complessivo di 196.800 tonnellate”.
Gli uccelli migratori
Una struttura così consistente si porrebbe al centro delle rotte degli uccelli migratori, destinati a scontrarsi e a morire contro torri, funi e piloni, soprattutto se illuminati di notte. La parte del dossier affidata alla Lipu (Lega italiana protezione uccelli) parla di 300 specie e milioni di individui in transito durante le migrazioni autunnali fra Africa ed Europa, fra cui 38 specie di rapaci.
La mappa di rischio sismico dello Stretto
La mappa di rischio sismico dello Stretto
Il rischio sismico
Il terremoto per cui il Ponte verrebbe progettato – una scossa di 7.1-7.2 Richter – fa riferimento al sisma di Messina del 1908, ma non è affatto il più forte fra quelli ipotizzabili in una zona particolarmente complessa dal punto di vista tettonico. Alcuni studi parlano di un possibile 7.8-7.9 e lo Stretto, nella mappa di pericolosità sismica dell’Italia, ha il colore viola: quello che segna i valori massimi. Perfino le due coste si spostano a velocità diverse l’una dall’altra, con la Sicilia diretta più rapidamente a nord-ovest e la Calabria a passo più lento verso nord-est. Lo Stretto, come conseguenza, si sta allargando di 3,5 millimetri all’anno. Si tratta di inezie, ma per un’opera alle frontiere dell’ingegneria hanno il loro peso. E le risposte capaci di dissipare questi dubbi, al contrario dei proclami, si fanno ancora attendere.