Villa Romana di Casignana

Risalendo la SS 106, appena superato Bianco, paesino della costa ionica della provincia di Reggio Calabria noto perchè zona di produzione del Greco, vino passito considerato dagli antichi Greci “il nettare degli Dei”, in contrada Palazzi del Comune di Casignana si trovano le rovine di una antica villa romana, risalente verosimilmente al I° secolo dopo Cristo. La fase di massimo splendore della villa, le cui dimensioni dovevano essere incredibili, si pensa fino a 12 ettari, è databile al IV° secolo ed era situata probabilmente lungo la strada che collegava Locri Epizefiri (l’attuale Locri) a Reghion (Reggio Calabria).
Oggi è situata lungo la strada statale 106 che la taglia in 2 (sigh!). Secondo quanto ci raccontava oggi il custode, sotto l’asfalto ci sono altri mosaici, oltre quelli che caratterizzano la parte che è emersa dalle varie campagne di scavi. Sempre secondo la narrazione del custode, le rovine arriverebbero fino al mare, tanto che sott’acqua, in prossimità della riva, secondo l‘andamento delle correnti e la forza delle onde, a volte sarebbero visibili parti di altri mosaici o comunque pavimentazioni in marmo.
Indipendentemente dallo scempio della strada, val la pena, passando da queste parti, programmare una visita. I mosaici sono molto belli, anche se avrebbero bisogno di un restauro e di essere coperti con un vetro, per non rovinarsi ulteriormente (all’aperto, esposti alle intemperie ed in prossimità del mare con possibili danni causati anche dalla salsedine)
 
 
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Promessa scout

 
Sono passati 52 anni dalla mia Promessa Scout, un impegno che cerco ancora di mantenere

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Nausea, profondissima nausea

Mi fa piacere condividere un articolo letto sulla edizione odierna di Repubblica. Rispecchia il mio pensiero, le mie sensazioni, che io avrei riassunto in una sola parola: nausea, profondissima nausea
Salvini, Meloni e il karaoke: se a morire è la vergogna
di Stefano Cappellini
Un Paese sulle cui coste naufraga un barcone di migranti, decine di morti e di dispersi, tanti bambini. Un tragedia evitabile, visto che le ricerche e i soccorsi sono partiti con inspiegabile ritardo nonostante le segnalazioni. Un governo che nega ogni responsabilità, anche a dispetto di buchi e incongruenze, giorno dopo giorno così impreparato, sguaiato e imbarazzante da rasentare l’autoparodia della destra più becera quando ha a che fare con l’immigrazione.
Se un gruppo di sceneggiatori si fosse seduto intorno a un tavolo per inventare delle scene al solo scopo di denigrare Meloni e soci, avrebbe fatto fatica a tenere dietro a quello che è accaduto nella realtà. Il giorno dopo la strage il ministro dell’Interno va sul posto e dice che la colpa di chi è morto, che se fuggi dal tuo Paese su una barca te la sei andata a cercare.
Le bare dei migranti morti, anche quelle bianche dei bambini, restano allineate in un palazzetto senza che nessun esponente del governo, Meloni inclusa, senta il dovere di presentarsi al loro cospetto. Tocca al presidente della Repubblica Sergio Mattarella fare il supplente della dignità che manca al governo.
Quindi, per simulare uno straccio di empatia con la tragedia, il governo organizza un Consiglio dei ministri a Cutro, sul luogo della strage. Però in conferenza stampa la presidente del Consiglio perde la calma, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, al suo fianco, passa gran parte del tempo sul cellulare a fare smorfie e nessuno fa visita ai parenti delle vittime anche se sono lì, a poche centinaia di metri da loro.
Infine, l’ultimo affronto. E qui bisognerebbe immaginarselo davvero, il gruppo di sceneggiatori al lavoro. Prende la parola lo sceneggiatore più giovane e inesperto: secondo me, dice, non può finire così, scriviamo un’ultima scena in cui il giorno dopo la finta contrizione vanno tutti a sorpresa alla festa di compleanno del ministro, quello che giocava col cellulare. Gli altri autori ascoltano perplessi. Prosegue il ragazzo: alla festa, tra frizzi e lazzi, a un certo punto la presidente del Consiglio e il ministro che fa le smorfie fanno un karaoke abbracciati e cantano un brano su una giovane che muore affogata.
Gli altri si guardano contrariati: no dai, il karaoke con la canzone sull’annegata no, c’è un limite, è una trovata veramente di bassa lega, a questa non crede nessuno, cerchiamo di non esagerare, ché poi sembra il solito film di sinistra sui politici di destra che disprezzano i migranti. Per questo, quando si guarda e riguarda il video della festa dei 50 anni di Salvini, con Meloni e il vicepremier che cantano abbracciati La canzone di Marinella, viene da pensare che è morta la satira, è morto il cinema ed è morta pure la vergogna.
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