(Presunta) Solidarietà europea

E’ da poco operativo l’accordo siglato tra l’Unione Europea e la Turchia che consentirà di chiudere in tempi brevi la cosiddetta “rotta balcanica”, per intenderci quella seguita dai profughi diretti verso il Nord Europa, in primo luogo verso la Germania. Oltre le concessioni fatte alla Turchia, che come è noto è un Paese strenuo difensore dei diritti umani, quasi come l’Egitto di Al Sisi, l’Europa pagherà a Erdogan 6 miliardi di euro, con il proporzionale contributo di tutti i componenti dell’Unione. Bene! Bravi! Bis!

L’Italia, a sua volta, propone un piano mirato nel tentativo di ridurre l’afflusso di migranti che, inevitabilmente, riprenderà a dirigersi verso le coste italiane dalla Libia. In poche parole, proponiamo agli altri Paesi europei uno sforzo importante per creare opportunità di lavoro direttamente nei Paesi di partenza, in maniera da eliminare le cause che spingono tanti africani, soprattutto delle zone Sub Sahariane, a rischiare la vita pur di fuggire dalla miseria. Proposta condivisibile, che, se attuata, certamente ridurrebbe in maniera significativa l’afflusso atteso in Italia dei migranti provenienti dalla Libia. Ovviamente la proposta, se approvata, richiederebbe un significativo impegno economico che dovrebbe essere ripartito fra i vari Paesi europei.

Chi si oppone? Proprio i tedeschi, guarda caso. Tanto, la rotta balcanica è chiusa e l’Austria sta costruendo un blocco al Brennero (tra parentesi solo dall’Italia verso l’Austria, mentre in senso opposto si transita senza impedimenti, così i migranti respinti dagli Austriaci possono arrivare in Italia senza problemi). Quale sarà, verosimilmente, il risultato? Che le persone che arriveranno in Italia resteranno in Italia, perchè non rientrano nel patto stipulato con la Turchia, perchè non potranno andare verso Nord per la chiusura delle frontiere e quindi i tedeschi possono stare tranquilli

Mi sembra che la tanto sbandierata solidarietà europea sia “leggermente” strabica, molto focalizzata a salvaguardare gli interessi di Berlino e dei più stretti alleati, piuttosto che di tutti i componenti dell’Unione.

Ma ha ancora senso per l’Italia restare in un’Europa che è sempre più quella dei doveri e sempre meno quella dei diritti? Mi viene in mente la barzelletta dell’avvocato che informa il cliente sulle possibili evoluzione della causa in corso: “se succede questo, vinciamo, se succede quest’altro, perdi”. Se il problema in qualche modo interessa la Germania, diventa un problema di tutta l’Europa; se il problema riguarda Roma, piuttosto che Atene o Lisbona, è un problema del singolo Paese e che se la vedano gli Italiani, i Greci, i Portoghesi. Così è proprio comodo!

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