Per la quarta volta gli elettori del Partito Democratico ci mettiamo in fila e scegliamo il nostro segretario. Un risultato al di sopra di qualunque previsione, anche la più ottimistica. Quasi 3 milioni di votanti, e sarebbe stato considerato un successo portare ai seggi 2 milioni di persone. Renzi incoronato con il 70% o giù di lì dei consensi (preciso subito, non era il mio candidato).
Fanno tenerezza, di fronte a questi numeri, i commenti di un senatore e di un’onorevole pentastellati. Costoro, scelti con votazioni molto poco trasparenti, con un click del mouse sul sito del M5S, con conteggio totale delle preferenze sconosciuto ai più, da una “massa” di ben 70.000 (dicasi settantamila) persone anonime, sono stati prontissimi a postare sui loro profili FB i termini di “pecoroni” (on. Donatella Agostinelli) e “melma putrida” (sen. Sergio Puglia) in riferimento ai votanti ed al partito democratico. La tenerezza riguarda la scarsa intelligenza dei due, che si preoccupano quasi di anticipare i consueti insulti del solito comico, incapaci di elaborare una propria analisi che esuli dai soliti slogan. Dopo subentra però la rabbia nel pensare che ci possano essere rappresentanti del popolo che hanno un concetto così poco sviluppato di “democrazia” per cui è bello e giusto solo quel che fanno loro, gli Eletti (volutamente con la maiuscola) e tutto il resto non conta niente, è “melma putrida” da spazzare via, tanto i “pecoroni” seguiranno un altro pastore. Ovviamente, siccome loro hanno già iniziato a seguire il pastore e sono usi ad obbedire a prescindere, non si offenderanno se, da parte mia, li considererò dei pupi, inteso nel senso siculo del teatro delle marionette, o i pecoroni che costituiscono l’avanguardia del gregge. Chiuso qui l’argomento, perchè non vale la pena perdere tempo con persone che hanno mandato il cervello all’ammasso.
Da elettore del PD, spero di sbagliarmi, ma Renzi non mi piace. Ha un’aria saccente, da professorino che conosce tutti gli argomenti e che non puoi fregare in nessun modo perchè lui è il più fico di tutti. Per mia natura diffido dei “so tutto io”. E’ pur vero però che, come avevo scritto dopo le ultime elezioni, c’è assoluto bisogno di svecchiare il gruppo dirigente del PD, gruppo dirigente che ha avuto l’abilità di perdere tutte le elezioni politiche negli ultimi 20 anni, comprese le due volte che Romano Prodi era riuscito a vincere. Non dimentico che Prodi è stato fatto cadere da “fuoco amico” (vedere alle voci D’Alema, Bertinotti), oltre che dal mercato dei senatori su cui sta indagando la Procura di Napoli, indagini che hanno già portato alla condanna, patteggiata, del corrotto confesso, ex sen. De Gregorio. E che lo stesso Prodi è stato impallinato nella sua corsa al Quirinale dai 101 franchi tiratori, perchè probabilmente Prodi Presidente della Repubblica non avrebbe consentito certi giochetti cui assistiamo tutti i giorni. Speriamo che il giochino non si ripeta ai danni del nuovo segretario, che, comunque, deve essere messo in condizioni di lavorare per il meglio e portare il PD a vincere, ma vincere sul serio, le prossime elezioni politiche. Vincere sul serio vuol dire avere una maggioranza chiara e forte alla Camera e al Senato, in condizioni di imporre un programma veramente di svolta, senza sottostare a governi di coalizione o a larghe intese per cui i meriti sono degli altri e i demeriti tutti del PD. Intanto facciamo in modo di dimostrare che finora il governo Letta è stato bloccato dai veti di Berlusca e company, e che proprio per questo non è riuscito ad attuare misure più efficaci per contrastare la crisi economica e per fermare la emorragia di posti di lavoro. Facciamo, finalmente, una legge elettorale che consenta ai cittadini di scegliere i candidati e non di eleggere i nominati. Dimostriamo che siamo in grado di ridurre anche noi i costi della politica (e togliamo un po’ d’acqua dallo stagno dove sguazzano i grillini). Magari, se avanza tempo, presentiamo una legge sul conflitto d’interessi (per evitare urla del “perseguitato Silvio fu Cavaliere” copiamo pari pari quella americana, per esempio). Riformiamo la giustizia, nel senso di avere processi veloci e certezza della pena. E poi si vada a votare. Così, a mio modesto avviso, si vince