Reggio e la “sua Madonna”

Anche oggi, come da quasi 500 anni a questa parte, Reggio rinnova l’abbraccio con la Patrona della città, Maria Santissima della Consolazione. Difficile, per chi non è reggino, capire il legame che ci lega alla Madonna. Mi viene in mente una canzone della Curva Sud della Reggina dei tempi della Serie A, “chi non è di Reggio non lo sa ….” 
E’ una festa di popolo che inizia già da venerdì sera, con la veglia di preghiera, le messe ad intervalli di un’ora e la folla che sale verso la Basilica dell’Eremo, situata nella parte alta della città. Già qui è possibile osservare questa commistione stretta fra sacro (la veglia, le messe) e il profano (le bancarelle, i gruppi che si formano al suono di tamburelli e fisarmonica per ballare la tarantella). La tarantella, forse il ballo più “popolare”, che accompagna le preghiere che si recitano dentro la chiesa. 
Impressiona vedere la fiumana di gente che il sabato mattina segue la Sacra Effigie, il quadro trasportato a spalla per una decina di Km attraverso la città, da 500 portatori che si alternano (120 per tratto). E’ l’intera cittadinanza che segue la Vergine, che, a sua volta, “scende” in città, secondo il gergo popolare. E pensando alla Vara che viene appoggiata a terra, all’immagine di Maria che sovrasta appena le teste delle persone, si comprende bene come la Madonna “scenda” fra la sua gente. 
Quest’anno, dopo tanti anni, ho visto l’ingresso in Cattedrale, emozionante, commovente come sempre. E mi ha particolarmente colpito l’urlo, il ruggito dei portatori prima di innalzare per l’ultima volta la Vara e portarla sotto l’altare: “ora e sempre: viva Maria!”, amplificato dentro il Duomo e seguito dall’applauso di tutti coloro che attendevano la Madre e che hanno accompagnato gli ultimi metri del percorso.
“Cu terremoti cu guerre e cu paci, sta festa si fici sta festa si faci”

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