Da qualche giorno gira un’arguta domanda, su alcuni giornali e, con dovizia di compiacimento, via social fra i no vax o vaccinofobi o vaccinoscettici: offro varietà di catalogo per ridurre il rischio di offendere sensibilità spiccate con terminologia inadeguata. La domanda arguta è la seguente: se il vaccino protegge i vaccinati, che problema costituiscono i non vaccinati? Confesso di essere un pochino a disagio. Non so da dove cominciare. Va bene, comincio da qui: data la profondità della questione, premetto che l’aggettivo «arguta» è un po’ sguaiatamente usato con intenti ironici. Si sa mai.
Proprio ieri Rochelle Walensky, capo del Center for Disease Control and Prevention (Stati Uniti), ha detto che il covid nella variante delta sta diventando la pandemia dei non vaccinati. Oltre il novanta per cento dei posti letto in ospedale e delle terapie intensive sono occupate da non vaccinati, mentre i vaccinati si contagiano più raramente e ne conseguono sintomi lievi, da classica influenza. E fin qui il ragionamento posto dietro l’arguta domanda potrebbe anche starci, sebbene mi tocchi proporre l’ipotesi che a me – e non soltanto a me – dispiaccia pure la strage dei non vaccinati. Non andrei mai in terapia intensiva a dire a un non vaccinato hai visto, brutto scemo, gne gne? Fra l’altro – siccome l’arguta domanda circola essenzialmente fra politici ed elettori di destra (centrodestra non ce la faccio a dirlo, scusate) – non riesco a ridurre alla dignità di pensiero questa spensierata forma di suicidio assistito fra gente solitamente contraria all’eutanasia per malati senza speranza e oppressi da dolori insopportabili. Traduzione: io, che ho sull’anima i vaccini e posso suicidarmi col covid, mi suicido, tu che sei terminale e non puoi muovere un dito soffri e campa ché è un dono di Dio. In questo vivace sillogismo risiede l’idea di libertà che ci anima in tempi confusi.
Fin qui saremmo nella norma: del resto contro il green pass (forma soft di vaccinazione obbligatoria) Giorgia Meloni ha opposto la sacralità e l’intangibilità della libertà personale solo tre anni dopo aver sollecitato la denuncia penale per i renitenti alle vaccinazioni per le malattie esantematiche (morbillo, varicella eccetera). Ma il punto è un altro, giorni fa segnalato su Huffpost con un’intervista a Vittoria Colizza, direttore dell’EPIcx Lab e consulente del governo francese, ripetuto qualche decina di volte, l’ultima stamattina sulla Stampa da Anna Teresa Palamara, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Iss, e infine molto ben riassunto dal direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus: «E’ abbastanza semplice: più trasmissione, più varianti; meno trasmissione, meno varianti».
Lo dico ai formulatori dell’arguta domanda, leggete il labiale: se il virus circola, muta. Se il virus muta è probabile l’insorgenza di una variante resistente al vaccino. Se insorge una variante resistente al vaccino noialtri vaccinati, a causa dei non vaccinati, ci ritroveremmo nella condizione di non vaccinati. Se anche noi vaccinati ci ritroviamo nella condizione di non vaccinati, tocca ripartire da capo, con un nuovo vaccino, e magari nuovi morti, nuovi lockdown e nuovi disastri economici, e con conseguente grande geremiade degli amanti della libertà intesa come libertà di passare col semaforo rosso.
Questo mio articolo ha più o meno la levatura di un avvertimento consegnato a un bambino di sei anni: se ti scappa la pipì, vai al bagno, non fartela addosso. Ecco, ve la state facendo addosso.
Articolo pubblicato il 17-7-2021, aggiornato il 18-7-2021, su HuffPost, di cui Mattia Feltri è il Direttore