Terra Santa 2022
26-9-2022. Si ritorna in Terra Santa, per la quarta volta dal 2017. Tanti mi hanno chiesto “perché”, considerando scontato che, se ci sei stato una volta, non c’è motivo di ritornare, magari per rivedere luoghi dove sei già stato, che già conosci. E’ difficile spiegare perché si ritorna qui a chi non è mai venuto. E’ un luogo che ti prende, ti spinge a riflettere sul senso della tua vita, in una parola che non ti lascia indifferente. E oggi ho rivissuto tante emozioni come fosse la prima volta.
Siamo arrivati a Nazareth ieri sera, dopo un viaggio veramente stressante. Appuntamento al pullman alle 6 del mattino per arrivare in orario all’aeroporto di Fiumicino e superare i controlli dovuti a chi vola con El Al, la compagnia di bandiera israeliana. Purtroppo non è stato possibile andare a votare, ma questa è un’altra storia. Partenza da Fiumicino alle 10,20 ed arrivo all’aeroporto Ben Gurion quasi alle 14,30. Tutto sommato, i controlli all’arrivo sono stati molto più rapidi di come li ricordavo, forse perché vigilia del Capodanno Ebraico. Ma proprio questa festa, il Capodanno, è stata determinante nell’impedirci di arrivare sul Monte Carmelo, dove era prevista la S. Messa. Ci siamo trovati di fronte, letteralmente, ad un muro di automezzi che hanno intasato le strade, per cui ci siamo infine diretti verso Nazareth, ove siamo giunti alle 18,30. Abbiamo avuto appena il tempo di sistemarci nelle nostre stanze, cenare ed infine celebrare la Messa. Come prevedibile, siamo crollati
Oggi giornata molto intensa, iniziata già alle 7,00 con la partenza per il Monte Tabor, il monte identificato come quello della Trasfigurazione di Gesù. Non è stato possibile avere con noi come guida Padre Alessandro, persona straordinaria, ma abbiamo il piacere, in Galilea, di avere con noi un’altra guida eccezionale, don Vincenzo Peroni, che ha lavorato in Vaticano come Cerimoniere del Papa ed adesso ha chiesto di proseguire il suo servizio in Terra Santa (è stato Assistente Ecclesiastico scout, neanche a dirlo!).
Credo che tutti conosciamo il brano del Vangelo che narra della Trasfigurazione di Gesù dinanzi a Pietro, Giacomo e Giovanni. Personalmente non l’avevo mai sentito spiegato come ha fatto oggi Vincenzo. Cerco di condividere con voi quel che mi ha colpito nella sua breve ma intensa omelia, durante la quale tutti indistintamente lo abbiamo ascoltato assolutamente conquistati dalle sue parole. Il momento della Trasfigurazione si inserisce in un contesto in cui Gesù aveva preannunciato agli Apostoli la sua discesa a Gerusalemme, l’arresto, la Passione con la morte in croce e la successiva Resurrezione, determinando nei Discepoli tanto sconforto. Decide pertanto di mostrare loro un’anteprima del Paradiso e sceglie proprio il monte Tabor, che, improvviso ed isolato, si erge sulla sottostante pianura di Esdrelon (tra parentesi una pianura molto estesa che dal Golan giunge sulle rive del Mediterraneo, estremamente fertile: dall’alto si può ammirare un bellissimo panorama, scoprendo terreni coltivati di tutte le forme, quadrati, rettangolari, triangolari, persino circolari, con i diversi colori legati al tipo di colture o alle diverse fasi di lavorazione del terreno stesso). La Trasfigurazione di Gesù per i Discepoli è un momento di ricarica, di purificazione, di ascesa e vicinanza con il Signore. Ebbene, secondo Vincenzo, possiamo pensare che anche noi, novelli discepoli, possiamo ricaricarci salendo sul Tabor, rappresentato dalla Messa domenicale, dai momenti di preghiera, per poi ridiscendere in pianura e vivere la nostra quotidianità con le fatiche ed i problemi che tutti affrontiamo
E questa riflessione, che ribadisco mi ha molto colpito, è una delle spiegazione al mio incipit sul perché ritorno in Terra Santa
Dal Tabor discesa verso Cana di Galilea, ove, nel luogo che viene identificato come probabile, ma non certo, sito del primo “segno” di Gesù (Giovanni nel suo Vangelo non usa mai la parola “miracolo”), le coppie presenti abbiamo rinnovato le nostre promesse matrimoniali. E’ stato per Gloria e me un momento emotivamente importante, essendo prossimi al nostro 32° anniversario di matrimonio
Pomeriggio dedicato a Nazareth, iniziando, ovviamente, dalla Basilica dell’Annunciazione. Vincenzo, prima di entrare, ci ha portato a vedere i risultati degli scavi archeologici fatti con le scoperte delle abitazioni dell’epoca, vere e proprie grotte scavate nel terreno, spiegando i motivi per cui si è certi che la Basilica sorge inglobando la casa di Maria. L’emozione qui è veramente forte, qui è iniziato tutto ciò che poi è divenuto lo spartiacque della Storia, qui “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” per continuare con le parole del Vangelo di Giovanni
Concludo con una riflessione personale. C’è, a mio avviso, un comune denominatore nei 3 luoghi che oggi abbiamo visitato. Sul Tabor gli Apostoli sentono una voce che proviene dalla nube che li circonda sul monte e che li invita ad ascoltare Gesù (“questi è il Figlio mio diletto, ascoltatelo); a Cana è Maria che dice ai servi “qualunque cosa vi dica, fatela”. A Nazareth Maria ascolta l’Angelo che le annunzia l’Incarnazione.
Ascolto … ascolto … ascolto … qualunque cosa dica, fatelo … eccomi, sia fatta la volontà di Dio. Io quanta capacità di ascolto ho della parola di Dio? Quanto sono capace di accettare e dire “eccomi”? Quanto sono capace di rispondere all’invito di Maria “qualunque cosa dica, fallo”?
Benvenuti con me in Terra Santa
Nelle foto successive, a seguire, la Casa di San Giuseppe a Nazareth (detta anche Casa della Sacra Famiglia), don Vincenzo Peroni e don Nunzio Currao
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