Terra Santa – diario di viaggio – parte seconda

Seconda puntata del Pellegrinaggio sulle orme di Gesù. Lasciata Nazareth e le fertili terre dei dintorni ci siamo diretti a sud verso il Giordano. Il paesaggio è radicalmente cambiato assumendo caratteristiche via via più aride, di deserto, qua e là spezzato dalle oasi, ove è possibile ammirare colture intensive di palme da dattero. Il frutto, a mio avviso, è più dolce di quello che siamo abituati a mangiare in Italia, in arrivo soprattutto dal Nord Africa. La nostra metà era il punto del Giordano ove Giovanni Battista, secondo la tradizione, aveva battezzato Gesù. Chi pensasse che il Giordano sia un fiume ampio, di grande portata, sbaglierebbe e di molto. Dove l’abbiamo incrociato noi è poco più di un fiumiciattolo, largo forse 5 metri, con acque non propriamente limpide, tutt’altro che invoglianti ad immergersi. Il punto del Battesimo di Gesù è circondato da chiese, sia sulla sponda israeliana che su quella giordana: cattoliche, armene, ortodosse. Mi è sembrato anche di vedere la cupola di una moschea e la cosa non sarebbe strana; sembra che i musulmani ne facciano quasi una questione di principio: dove c’è una chiesa deve sorgere una moschea
Aspersi con l’acqua del Giordano, abbiamo rinnovato il nostro Battesimo. Abbiamo avuto modo di osservare diverse persone che si sono immerse nel fiume, con un preciso rituale di 3 immersioni consecutive. Accenno appena alla scena cui abbiamo assistito di una signora etiope che, dopo ogni immersione, e sono state almeno una decina, emetteva dei suoni rochi e delle urla belluine, tanto da aver richiamato l’attenzione perfino delle guardie di frontiera giordane. E’ stato quasi una sorta di esorcismo indotto dalla immersione nelle acque. A mio avviso si sarebbe probabilmente ottenuto lo stesso effetto, più rapidamente, con una adeguata dose di psicofarmaci, ma forse è il mio essere medico che mi porta a ragionare così.
Dopo il Giordano, intervallo ludico con sosta sul Mar Morto e bagno nelle sue acque. Bagno particolare, nel Mar Morto non ci si immerge, non si nuota, perchè l’alta salinità delle sue acque non ti fa andare sotto. Per i primi metri si cammina in una “fanga” argillosa, che un po’ fa senso, sembra quasi di stare sulle sabbie mobili. I fanghi del Mar Morto pare abbiano dei benefici effetti sulla pelle e, nel mio piccolo, mi sento di confermare la cosa, almeno per la mia esperienza breve di oggi
Dal Giordano a Gerico, città in territorio palestinese, che oggi è costruita più a sud della città esistente ai tempi di Gesù. La particolarità di Gerico è che è sormontata da una montagna, della “la montagna della Tentazione”, ove oggi sorge un monastero quasi schiacciato nella roccia. Secondo la tradizione, è stata questa la montagna su cui il demonio tentò senza successo Gesù al termine del suo digiuno di 40 giorni e 40 notti nel deserto.
Gerico è città palestinese, come Betania, la città dove risiedeva Lazzaro, l’amico di Gesù resuscitato dopo essere stato rinchiuso da 4 giorni nel sepolcro, ormai morto. Betania, città molto vicina a Gerusalemme, credo ne disti meno di 10 Km, è una città di un degrado spaventoso. Non ricordo, a memoria, di aver mai visto nulla di simile. A far da contraltare, a pochi Km di distanza, un enorme insediamento ebraico di 40000 abitanti, con villette ben tenute, giardini, strade ampie e pulite
E infine, dalla porta di Jaffa, in prossimità della cittadella di Davide, siamo entrati a Gerusalemme. Risiediamo a Gerusalemme vecchia, a Casa Nova, l’albergo gestito dai francescani. Dopo cena passeggiata per i quartieri cristiano, ebraico, armeno e arabo con sosta al Muro del Pianto. Diciamo che i quartieri sono molto diversi fra loro, sia come decoro urbano che come vitalità, stasera la si notava di più. Il quartiere ebraico con tutti i negozi chiusi per lo “shabbat”, il giorno di festa, mentre nel quartiere arabo, dopo il tramonto è iniziata la vita. Siamo ancora in periodo di Ramadan
La cosa che mi ha colpito di più al Muro del Pianto sono state le librerie, tante, piene di sacri testi che chiunque può prendere per studiarli o per utilizzarli come strumento di preghiera. Alcune di queste librerie, ad armadio, rigorosamente chiuse alla vista da un drappo ornamentale (le ho paragonate a dei confessionali) contengono i rotoli della Torah, il riferimento centrale della tradizione religiosa ebraica.
Per inciso, per entrare nello spazio, rigorosamente separati uomini e donne, bisogna indossare la “kepiah”, il copricapo ebraico. E così, dopo la “kefiah”, il copricapo palestinese indossato a Gerico, eccomi con quello ebraico
A Gerusalemme abbiamo percepito lo stato di guerra esistente. La città vecchia è ipercontrollata da telecamere posizionate ovunque e che controllano ogni cosa. Più o meno nascoste ci sono pattuglie di 3-4 soldati in armi (giubbotto antiproiettile, fucile d’assalto, pistole di grosso calibro) di cui colpisce la giovane età. Stasera poi c’erano tante ragazze in armi. Ho visto una pattuglia composta da 3 ragazze la cui età totale sembrava certamente inferiore ai 60 anni (meno di 20 anni cadauno)
Stasera niente foto, non riesco, è tardi. Domani cercherò di rimediare, aggiungendo anche quelle di Betlemme e della Piana dei Pastori

Facebook Comments

Related Images:

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.