Tutto quello che sono l’ho imparato agli Scout

Pezzo scritto da Clara Marina, che non conosco personalmente, ma che è riuscita, con estrema semplicità a descrivere la sensazione di continua appartenenza allo Scoutismo che ancora oggi, dopo 35 anni dal mio ultimo Campo Estivo, emerge periodicamente con fierezza dal mio io profondo e che mi fa sentire “fratello di ogni altro scout”. SEMEL SCOUT SEMPER SCOUT

Sono uscita dagli Scout circa 20 anni fa ma molte delle sensazioni e delle esperienze che ho vissuto fanno ancora parte di me e del mio carattere:
…il rumore della pioggia sulla tenda e sulle foglie del bosco. Il profumo dell’erba bagnata, delle salsicce alla trapper. Il peso dello zaino, le tende sopraelevate, la cucina di Squadriglia, il bivacco, il Consiglio della Legge, la Route, il bagno nel torrente, la torcia a vento, la Promessa …

Non so se sarei la stessa, se un tempo non fossi stata scout.

“…spingerò i miei passi sulla strada / passerò tra i rovi e l’erba alta…
Durante la Route si cammina per giorni e giorni, tutta la tua casa è dentro lo zaino, ogni sera monti la tenda in un posto diverso e devi essere pronto agli imprevisti del tempo e della strada.

Di tutto ciò mi è rimasto uno spirito di adattamento non comune.

Dormo ovunque, non discuto sul cibo, mi serve poco per stare bene, sono mediamente felice di quello che ho, mi lamento quanto basta, non mi spaventano gli imprevisti, né le intemperie né la fatica, sono – come diceva un vecchio film – a basso mantenimento. La mia giornata però può svoltare improvvisamente se esce il sole o il cielo è azzurro.

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Photo credit: David Zellaby

 

“…la felicità non è un semplice traguardo /ma la direzione del nostro sguardo…”
Camminare insieme, giocare insieme, cantare insieme intorno al fuoco, dormire insieme in tenda, cucinare insieme: sento ancora forte questo senso di comunità. Soffro quando tra amici, tra colleghi (questo, difficilissimo), tra mamme, tra genitori si stenta a “fare gruppo” e non capisco quando qualcuno non vuole partecipare a qualcosa o rifiuta senza un valido motivo un invito fatto con il cuore.
Capisco che non tutti sono come me che considero ogni incontro – anche solo di pochi minuti – una ricchezza, però trovo che

ogni tanto bisogna anche mettersi in gioco, sfidarsi un po’, anche quando si è adulti, oltre ogni nostra pigrizia quotidiana fisica e mentale,

perché insieme è meglio e possiamo chiudere ogni giornata con il sorriso sulle labbra.

 

“...conosci quel bene che prima tu hai ricevuto / sai che non potrai tenerlo per te neppure un minuto, / conosci la gioia di spenderti in sacrificio / prometti servizio ad ogni fratello ovunque la strada ti porterà…

C’è un gioco agli Scout che si chiama Folletto Buono. Il Folletto Buono fa delle buone azioni nei confronti degli altri ma non si fa scoprire. Le fa per il gusto di farle e nessuno alla fine del giorno deve sapere chi è stato. E’ questo, no?, lo spirito del servizio, io ci credo tuttora. Con il sorriso e l’umiltà, senza vantarsi. Dicono che io sia socievole, trasparente e “ottimista di base”: in effetti trovo sempre il buono (quasi) in tutto e in tutti, finché non mi fanno davvero arrabbiare (ebbene sì, sono umana anche io). Ma ci credo davvero a quel 5% di buono (almeno) che tutti abbiamo, come diceva Lord Baden-Powell il fondatore degli Scout.

Do retta a tutti e mi sento sempre un po’ in “servizio”:

in ufficio aiuto gli stagisti, quando scavavo parlavo a lungo con gli operai, chiacchiero con chiunque e ovunque, al di là di livelli professionali, provenienze, classi sociali, credo religiosi. Non ho paura delle persone e l’indifferenza non mi appartiene. Se c’è bisogno di aiuto, ci sono. E sono anche convinta che tutti possiamo dare qualcosa, in qualsiasi misura, senza necessariamente diventare degli eroi. Basta aprirsi all’altro. Con l’età che avanza purtroppo sono diventata molto perspicace e i rompiscatole adesso li lascio al loro destino (non dovrei, ma lo faccio lo stesso)

https://www.flickr.com/photos/toymaster/13949923047/in/photostream/
Photo credit: David Zellaby

 

“…Vedi? Cosi’ va il mondo, a ognuno la sua arte / entra nel gioco, gioca la tua parte / Si sa, non e’ ancor nato, chi goda l’avventura, / guardando il mondo dietro al buco della serratura! ”
I Grandi Giochi notturni al Campo estivo ti costringevano ad uscire dal sacco a pelo, a vestirti in fretta e a giocare fin quasi all’alba. Il momento del risveglio era sempre uno shock ma poi l’adrenalina del gioco, del buio, della battaglia rendeva quei momenti irripetibili.
L’importante è partecipare, diceva qualcuno.

Io dico: partecipare ed esserci è fondamentale.

Il mondo è pieno di bellissime esperienze da fare, di luoghi da vedere, di persone da incontrare; aspettare è solo una scusa. Quando avrò più soldi, quando i figli saranno grandi, quando avrò cambiato lavoro, quando…e così passano gli anni e cosa ti rimane? Solo un mucchio di “quando” in mano e un mucchio di capelli bianchi in testa.
Questo è il mio punto di vista: fare le cose nel momento in cui ti capita di farle, valutandole ovviamente, ma senza indugiare troppo nella decisione. Con coraggio, senza rimpianti, senza ripensamenti, senza voltarsi indietro. Vero, sono super-pratica. Ma questo approccio mi ha salvato in molte occasioni nella mia vita.

 

“…Resta qui con noi / Il sole scende già / Resta qui con noi / Signore è sera ormai / Resta qui con noi / Il sole scende già / Se Tu sei fra noi / La notte non verrà…”
Le Messe agli Scout non erano mai noiose. Magari sotto il sole cocente con quella camicia azzurra che te la saresti strappata in mezzo al cerchio. Magari (sempre) seduti per terra, che poi fai fatica ad alzarti anche se hai 15 anni. Però erano sempre vissute, cantate, piene. E così la Veglia al Fuoco, quando a turni si vegliava nella notte e si pregava e si leggevano racconti scout o vite dei santi (o di santi scout, che pensate? Abbiamo anche quelli).

Mi è rimasto questo approccio vivace alla religione.

E da allora trovo che mi sia molto affine.

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Photo credit: Michele Cannone

Mi mancano tanto gli Scout.

Quando ho lasciato l’associazione era perché la mia vita aveva bisogno di me e io avevo bisogno di altre strade su cui camminare.
Ma è vero che si è Scout per sempre, ci sono valori che ti entrano nel profondo. Si dice che lo scoutismo “ti entra dai piedi” e non se ne va più.
Dopo vent’anni ho passato il testimone ai miei figli che lo hanno raccolto con entusiasmo.

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